lunedì, novembre 19, 2007

è da tempo che volevo parlare in un post di Gustavo Rol...
ma non so proprio da dove cominciare e da dove finire! siccome c'è una quantità enorme di notizie e di fatti che girano attorno alla sua figura, a dir poco, enigmatica.
Mi chiederai: chi è Gustavo Rol?
Io ti rispondo: è difficile da "definire"!!!
è per questo motivo che qui sotto ho riportato, con un bel "copia-incolla", ciò che dicevano di lui, le persone che lo conobbero dal vivo:

«Gustavo Rol è un uomo che Dio ha mandato fra di noi per renderci migliori»Franco Zeffirelli
«...è l'uomo più sconcertante che io abbia conosciuto. Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l'altrui facoltà di stupirsene»
Federico Fellini
«Vive a Torino il dott. Gustavo Adolfo Rol, un sensitivo capace di imprese che non hanno nulla di normale e che è impossibile interpretare. È in grado perfino di fare viaggi nel tempo, di conversare con entità che hanno raggiunto l'oltretomba da secoli o di far piombare in un salotto col belato della capra anche il suo campanaccio. Un busto di marmo pesantissimo, senza che nessuno si muovesse, passò da un caminetto al centro di un desco». Enzo Biagi
«... una personalità fra le più sorprendenti del secolo» Alberto Bevilacqua
«Quell'uomo legge nel pensiero e non possiamo rischiare che i segreti dello Stato francese vengano a conoscenza di estranei» Charles De Gaulle
«Rol sfugge alla nostra possibilità di comprensione. È un mistero»Cesare Romiti
«... è il più indecifrabile e fascinoso enigma in cui mai mi sia imbattuto» Roberto Gervaso
«...un individuo dotato di poteri incredibili»Guido Ceronetti
«Qualcosa di benefico si irraggia sugli altri. È questa la caratteristica immancabile...dei rari uomini arrivati, col superamento di se stessi, a un alto livello spirituale, e di conseguenza all'autentica bontà»Dino Buzzati

Tutto questo è ciò che hanno detto su di lui... ma ora vi riporto ciò che lui disse di se stesso:

«Non credo di essere un medium nel senso letterale della parola e neppure un sensitivo. Forse posseggo doti di una intuizione profonda ed istintiva, e di questo mi sono accorto fin da quando ero ragazzo».

«Non sono un mago. Non credo nella magia... Tutto quello che io sono e faccio viene di là [e indicava il cielo], noi tutti siamo una parte di Dio... E a chi mi domanda perché faccio certi esperimenti, rispondo: li faccio proprio a confermare la presenza di Dio... ».

«Ho sempre protestato di non essere un sensitivo, un veggente, medium, taumaturgo o altro del genere. È tutto un mondo, quello della Parapsicologia, al quale non appartengo anche se vi ho incontrato persone veramente degne ed animate da intenzioni nobilissime. Troppo si scrive su di me e molti che l'hanno fatto possono dire che mi sono lamentato che si pubblichi una vasta gamma di fenomeni e mai ciò che esprimo nel tentativo di dare una spiegazione a queste cose indagando su come e perché si producono certi meravigliosi eventi».

«Ma è sicuro che io sia importante per la sua inchiesta? Io sono una persona qualsiasi. Non ho niente a che vedere con i medium, i guaritori, gli spiritisti che lei intervista. Quello è un mondo lontano dalla mia mentalità. I miei modesti esperimenti fanno parte della scienza. Sono cose che in un futuro tutti gli uomini potranno realizzare».

"Mi sono definito «la grondaia che convoglia l'acqua che cade dal tetto». Non e' quindi la grondaia che va analizzata, bensi' l'acqua e le ragioni per le quali «quella Pioggia» si manifesta.
Non e' studiando questi fenomeni a valle che si puo' giungere a stabilirne l'essenza, bensi' piu' in alto dove ha sede lo «spirito intelligente» che già fa parte di quel Meraviglioso che non e' necessario identificare con Dio per riconoscerne l'esistenza. Nel Meraviglioso c'e' l'Armonia riassunta del Tutto e questa definizione e' valida tanto per chi ammette quanto per chi nega Dio."

Scommetto che vi è cresciuta la curiosità dopo aver letto tutto ciò...ma non è finita!
Nel corso della sua lunga vita Rol è venuto in contatto con grandi personaggi della storia del Novecento: Einstein, Fermi, Fellini, De Gaulle, D'Annunzio, Mussolini, Reagan, Pio XII, Cocteau, Dalì, Agnelli, Einaudi, Kennedy e tanti altri. Il suo ruolo è stato quello di mostrare l'esistenza di "possibilità" (come lui chiamava questi "poteri") che possono essere conseguite da ogni essere umano e di confermare la presenza di Dio fuori e dentro l'uomo. Oltre ad una vasta antologia di prodigi spontanei, ha codificato una originale serie di esperimenti che si situano nel confine metafisico dove convergono scienza e religione. Ha fatto spesso uso di carte da gioco, il che ha fatto insinuare ad alcuni che facesse della prestidigitazione. Tuttavia queste carte, che nella maggior parte dei casi non erano da lui nemmeno toccate, costituivano solo il primo e più semplice gradino cui accedevano i neofiti durante le "serate" di esperimenti, oppure erano un mezzo divertente e dinamico per scaldare l'ambiente. Ciò non significa che ciascuno dei "semplici" esperimenti non fosse di per sè sconvolgente.
Egli solitamente mostrava le sue doti "paranormali" negli "esperimenti", come lui li chiamava, che proponeva ai suoi amici nel suo salotto di casa...questi esperimenti consistevano in bizzarri ed inconsueti giochi di carte o di levitazione di oggetti, lettura del pensiero ecc...
Tutto quello che lui ha fatto da quando nacque nel 1903 (a Torino) fino a quando morì nel 1994, è descritto e raccontato in maniera egregia nel sito ufficiale XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX quindi è inutile che io vi riporti questa valanga di informazioni e racconti sui suoi esperimenti e prodigi...(meglio evitare di postare un papiro...è fuori moda!)
é per questo che vi riporto solo dei brevi racconti per darvi una idea di ciò che Rol era in grado di fare:

«A volte Rol 'scrive' anche sui tovaglioli delle persone che stanno ai tavoli vicini. Lo fa solo quando è sollecitato dagli amici, che vogliono divertirsi. Mi hanno riferito che uno di questi è Federico Fellini. Quando si trova a Torino, il riferito regista va sempre a salutare Rol. Poi lo invita a pranzo e infallibilmente gli chiede di 'scrivere' a distanza, sui tovaglioli di certi commensali. Rol si rifiuta, dice che non riesce a fare qualcosa che altri vorrebbero, ma poi finisce per cedere. Fellini sceglie certi signori corpulenti, che pranzano con il tovagliolo puntato sul petto sporgente. "Scrivigli qualche epiteto spiritoso", suggerisce a Rol. Il sensitivo traccia dei segni per aria e sul tovagliolo bianco del tranquillo commensale appaiono le frasi più strane, spesso pungenti.
Quando il 'bersagliato' se ne accorge protesta con i proprietari del ristorante. Qualcuno si arrabbia, minaccia e Fellini si diverte un mondo."

Il prof. Diego de Castro, ex-direttore dell'Istituto di Statistica dell'Università di Torino in un articolo su La Stampa del 20.08.1978: «Rol, in piena luce, verso le 13, fece questo esperimento in casa di mio suocero dove era stato invitato a colazione. Non a casa sua. Preso da me, a caso, un libro tra una trentina di volumi ugualmente rilegati: scelte da me tre carte da un mazzo ch'era in casa, per determinare il numero della pagina, mi fece mettere il libro sul petto e intonare una specie di nenia (oh, oh, oh) per alcuni secondi. Non toccò mai il libro che risultò poi essere di Victor Hugo. Disse in francese (traduco): "I valentinesi dormivano con i loro orsi". Il primo verso della pagina scelta con le carte diceva: "I valentinesi dormenti con i loro orsi". Il libro non era mai uscito dalle mie mani, la sua scelta e la scelta della pagina erano casuali: ignoravo che libro fosse. Trucco? Chiedo la spiegazione, anche perché ripetemmo l'esperimento con un libro tedesco e uno italiano con gli stessi risultati».

Il noto scrittore cattolico Vittorio Messori sullo speciale Sette del Corriere della Sera, ottobre 1994, racconta:
«Si conversava, un giorno (era con me Giuditta Dembech) nel grande salone stile Impero, in attesa di trasferirci nell'ambiente attiguo per gli "esperimenti". Si venne a parlare di quel Cottolengo dove Rol (mi dicono) era una presenza abituale e benefica e che, come si sa, non vive che di ciò che, giorno per giorno offre la Provvidenza. Sapevo bene che non aveva mai voluto approfittare per sé delle sue capacità inspiegabili. Ma per qual motivo non per gli altri? "Dottor Rol", gli chiesi dunque, "perché, con questa sua possibilità, mille volte provata, di 'prevedere' ciò che uscirà da un mazzo di carte o da una roulette, non sbanca un casinò? Perché non sottrarre qualche miliardo a quegli speculatori per dirottarli verso chi ne ha bisogno?". Sorrise e lasciò cadere la domanda.
Poco dopo, ci sedemmo attorno al gran tavolo antico. Lui era a un capo, io a un altro, a notevole distanza uno dall'altro. La luce nell'ambiente era piena: non era ancora del tutto buio e i lampadari di cristallo erano accesi. Dopo qualche incredibile quanto consueto - per lui - "esperimento" con le carte, mi si rivolse all'improvviso: "Caro amico, voglio rispondere alla sua domanda. Si alzi, nel cassetto di quel tavolino troverà una risma di fogli bianchi. Ne prenda alcuni, li esamini uno ad uno, ne controlli la filigrana in controluce. Poi li ripieghi in quattro e li infili nella tasca interna della sua giacca. E chiuda bene il bottone!". Eseguii, ritornai al mio posto. Rol non si era mosso dal suo, non ci si era sfiorati. Per un attimo piegò la testa all'indietro, "scrisse" nell'aria con una sua matita - famosa tra i suoi frequentatori - rivestita di bambù. Subito dopo mi disse di estrarre dalla giacca i fogli bianchi che avevo controllato a uno a uno e che io solo avevo toccato. Sul foglio più interno stava scritta, a matita, la risposta alla mia domanda: "Sarebbe una beneficenza fatta senza sacrificio, quindi non avrebbe valore alcuno (qui, una parola indecifrabile, n.d.r.) dello spirito di Rol". Volle che gli consegnassi il foglio: con la stessa matita (anche se in carattere più marcato) e con la stessa calligrafia - era inconfondibilmente sua quella "apparsa" di colpo nella mia tasca, quasi che la grafite si fosse depositata venendo dall'aria - scrisse: "Proprietà del dottor Vittorio Messori, 11 aprile 1989. R". Lo arrotolò e me lo consegnò "per ricordo"».

«Una sera (Rol) ci comunicò che avrebbe voluto scrivere una lettera di fuoco a una persona che lo aveva offeso. Ma, mentre stavamo parlando, agitato mi invitò a dire un numero qualunque. "Ventotto" risposi. Allora mi pregò di andare a prendere un volume qualsiasi e di aprirlo alla pagina corrispondente: la prima parola era "Perdono". Naturalmente non scrisse più la lettera».

SImone

lunedì, novembre 12, 2007

Riceviamo dall’amico Josè Ottati (sua la traduzione) questo bellissimo e significativo racconto allegorico che pubblichiamo con favore, vista anche la rilevanza del tema trattato.

In fondo il testo originale, per gli ispanofonici o per chiunque volesse dilettarsi nel leggerlo.

GALLINE


Finchè non possedevo niente più che il mio materasso e i miei libri, ero felice. Adesso che possiedo nove galline e un gallo, la mia anima è molto turbata.


La proprietà mi ha reso crudele. Ogni volta che compravo una gallina la legavo per due giorni ad un albero, imponendole il mio domicilio e distruggendo così, nella sua fragile memoria, l'amore per la sua antica residenza. Ho costruito un recinto intorno al mio giardino, per evitare l’invasione dei miei uccelli e l’invasione delle volpi di quattro e due piedi. Mi sono isolato, ho fortificato le frontiere, ho tracciato una linea diabolica tra me e il mio prossimo. Ho diviso l'umanità in due categorie; io padrone delle mie galline e gli altri che potevano levarmele. Ho marginato il crimine. Il mondo si è riempito per me di presunti ladri, e per la prima volta ho lanciato al di là del recinto uno sguardo cattivo.


Il mio gallo era molto giovane. Il gallo del vicino ha saltato il recinto e si è messo a corteggiare le mie galline e ad amareggiare l'esistenza al mio gallo. Buttai fuori a forza di sassi l'intruso, però le galline saltavano il recinto e facevano le uova a casa del vicino. Ho chiesto le mie uova e il mio vicino mi ha guardato male. Da allora vedevo la sua faccia sopra al recinto, il suo sguardo cattivo e minaccioso uguale a quello mio, i suoi polli saltavano il recinto e mangiavano il mais bagnato destinato ai miei animali. I suoi polli mi sembravano criminali. Gli ho perseguitati, e accecato dalla rabbia ne ho ucciso uno. Il vicino attribuì un’importanza enorme al fatto, non volle accettare un indennizzo, recuperò il cadavere e invece di mangiarlo lo ha mostrò a tutti i suoi amici; così è iniziò a girare voce nel paese della mia fama e brutalità imperialista. Per questo aumentai l'altezza del mio recinto e raddoppiai la vigilanza; alzai, in poche parole, il mio presupposto di guerra! Il vicino ha un cane deciso a tutto, io sto pensando di comprare un revolver.


Dov'è la mia vecchia quiete? sono avvelenato per la diffidenza e la cattiveria. Lo spirito del male si è impossessato di me. Prima ero un uomo, adesso sono un proprietario.


Rafael Barret

pubblicato sul "Nacional", 5 Luglio 1910..



GALLINAS

Mientras no poseí más que mi catre y mis libros, fui feliz. Ahora poseo nueve gallinas y un gallo, y mi alma está perturbada.

La propiedad me ha hecho cruel. Siempre que compraba una gallina la ataba dos días a un árbol, para imponerle mi domicilio, destruyendo en su memoria frágil el amor a su antigua residencia. Remendé el cerco de mi patio, con el fin de evitar la evasión de mis aves, y la invasión de zorros de cuatro y dos pies. Me aislé, fortifiqué la frontera, tracé una línea diabólica entre mi prójimo y yo. Dividí la humanidad en dos categorías; yo, dueño de mis gallinas, y los demás que podían quitármelas. Definí el delito. El mundo se llena para mí de presuntos ladrones, y por primera vez lancé del otro lado del cerco una mirada hostil.

Mi gallo era demasiado joven. El gallo del vecino saltó el cerco y se puso a hacer la corte a mis gallinas y a amargar la existencia de mi gallo. Despedí a pedradas el intruso, pero saltaban el cerco y aovaron en casa del vecino. Reclamé los huevos y mi vecino me aborreció. Desde entonces vi su cara sobre el cerco, su mirada inquisidora y hostil, idéntica a la mía. Sus pollos pasaban el cerco, y devoraban el maíz mojado que consagraba a los míos. Los pollos ajenos me parecieron criminales. Los perseguí, y cegado por la rabia maté uno. El vecino atribuyó una importancia enorme al atentado. No quiso aceptar una indemnización pecuniaria. Retiró gravemente el cadáver de su pollo, y en lugar de comérselo, se lo mostró a sus amigos, con lo cual empezó a circular por el pueblo la leyenda de mi brutalidad imperialista. Tuve que reforzar el cerco, aumentar la vigilancia, elevar, en una palabra, mi presupuesto de guerra. El vecino dispone de un perro decidido a todo; yo pienso adquirir un revólver.

¿Dónde está mi vieja tranquilidad? Estoy envenenado por la desconfianza y por el odio. El espíritu del mal se ha apoderado de mí. Antes era un hombre. Ahora soy un propietario...

Rafael Barret

Publicado en "El Nacional", 5 de julio de 1910.

domenica, novembre 04, 2007

Un bell’articolo per continuare a parlare d’ambiente, tratto da L’amaca di Michele Serra. Dopo l’Oscar per il migliore documentario e il Nobel, un articolo dedicato, anche, ad Al Gore.


Sta diventando molto di moda, tra i reazionari-chic e nelle vivaci ridotte del politicamente scorretto, sfottere Al Gore e in generale prendere per fesserie tutte o quasi le previsioni fosche sul futuro del pianeta, da quelle climatiche all'allarme per l'inquinamento dell'aria e delle acque. Si sottolineano le imprecisioni, le approssimazioni, le esagerazioni delle famose Cassandre, si cercano gli errori con quel genere di gongolante pedanteria di chi coglie in castagna il famoso romanziere a pagina 323, e pazienza se fino a pagina 322 era un capolavoro.

Si capisce che sia molto più vantaggioso immaginare che l'inquinamento, l'effetto serra e in generale la sensazione di deterioramento ambientale siano frutto della fantasia di un gruppo di dementi o di iettatori. E che sia un vero spasso scoprire che Al Gore ha scritto 8,6 per cento e invece era il 7,3. Rimane il fatto (definibile per via empirica, non ideologica) che l'equilibrio tra uomo e ambiente, a partire dalla spaventosa progressione quantitativa della nostra specie, ci appare sempre più precario. Ci pare molto meglio preoccuparcene, insieme a quel cretino di Gore, piuttosto che ridacchiare in un angolino in compagnia degli intelligentoni negazionisti.