lunedì, novembre 12, 2007

Riceviamo dall’amico Josè Ottati (sua la traduzione) questo bellissimo e significativo racconto allegorico che pubblichiamo con favore, vista anche la rilevanza del tema trattato.

In fondo il testo originale, per gli ispanofonici o per chiunque volesse dilettarsi nel leggerlo.

GALLINE


Finchè non possedevo niente più che il mio materasso e i miei libri, ero felice. Adesso che possiedo nove galline e un gallo, la mia anima è molto turbata.


La proprietà mi ha reso crudele. Ogni volta che compravo una gallina la legavo per due giorni ad un albero, imponendole il mio domicilio e distruggendo così, nella sua fragile memoria, l'amore per la sua antica residenza. Ho costruito un recinto intorno al mio giardino, per evitare l’invasione dei miei uccelli e l’invasione delle volpi di quattro e due piedi. Mi sono isolato, ho fortificato le frontiere, ho tracciato una linea diabolica tra me e il mio prossimo. Ho diviso l'umanità in due categorie; io padrone delle mie galline e gli altri che potevano levarmele. Ho marginato il crimine. Il mondo si è riempito per me di presunti ladri, e per la prima volta ho lanciato al di là del recinto uno sguardo cattivo.


Il mio gallo era molto giovane. Il gallo del vicino ha saltato il recinto e si è messo a corteggiare le mie galline e ad amareggiare l'esistenza al mio gallo. Buttai fuori a forza di sassi l'intruso, però le galline saltavano il recinto e facevano le uova a casa del vicino. Ho chiesto le mie uova e il mio vicino mi ha guardato male. Da allora vedevo la sua faccia sopra al recinto, il suo sguardo cattivo e minaccioso uguale a quello mio, i suoi polli saltavano il recinto e mangiavano il mais bagnato destinato ai miei animali. I suoi polli mi sembravano criminali. Gli ho perseguitati, e accecato dalla rabbia ne ho ucciso uno. Il vicino attribuì un’importanza enorme al fatto, non volle accettare un indennizzo, recuperò il cadavere e invece di mangiarlo lo ha mostrò a tutti i suoi amici; così è iniziò a girare voce nel paese della mia fama e brutalità imperialista. Per questo aumentai l'altezza del mio recinto e raddoppiai la vigilanza; alzai, in poche parole, il mio presupposto di guerra! Il vicino ha un cane deciso a tutto, io sto pensando di comprare un revolver.


Dov'è la mia vecchia quiete? sono avvelenato per la diffidenza e la cattiveria. Lo spirito del male si è impossessato di me. Prima ero un uomo, adesso sono un proprietario.


Rafael Barret

pubblicato sul "Nacional", 5 Luglio 1910..



GALLINAS

Mientras no poseí más que mi catre y mis libros, fui feliz. Ahora poseo nueve gallinas y un gallo, y mi alma está perturbada.

La propiedad me ha hecho cruel. Siempre que compraba una gallina la ataba dos días a un árbol, para imponerle mi domicilio, destruyendo en su memoria frágil el amor a su antigua residencia. Remendé el cerco de mi patio, con el fin de evitar la evasión de mis aves, y la invasión de zorros de cuatro y dos pies. Me aislé, fortifiqué la frontera, tracé una línea diabólica entre mi prójimo y yo. Dividí la humanidad en dos categorías; yo, dueño de mis gallinas, y los demás que podían quitármelas. Definí el delito. El mundo se llena para mí de presuntos ladrones, y por primera vez lancé del otro lado del cerco una mirada hostil.

Mi gallo era demasiado joven. El gallo del vecino saltó el cerco y se puso a hacer la corte a mis gallinas y a amargar la existencia de mi gallo. Despedí a pedradas el intruso, pero saltaban el cerco y aovaron en casa del vecino. Reclamé los huevos y mi vecino me aborreció. Desde entonces vi su cara sobre el cerco, su mirada inquisidora y hostil, idéntica a la mía. Sus pollos pasaban el cerco, y devoraban el maíz mojado que consagraba a los míos. Los pollos ajenos me parecieron criminales. Los perseguí, y cegado por la rabia maté uno. El vecino atribuyó una importancia enorme al atentado. No quiso aceptar una indemnización pecuniaria. Retiró gravemente el cadáver de su pollo, y en lugar de comérselo, se lo mostró a sus amigos, con lo cual empezó a circular por el pueblo la leyenda de mi brutalidad imperialista. Tuve que reforzar el cerco, aumentar la vigilancia, elevar, en una palabra, mi presupuesto de guerra. El vecino dispone de un perro decidido a todo; yo pienso adquirir un revólver.

¿Dónde está mi vieja tranquilidad? Estoy envenenado por la desconfianza y por el odio. El espíritu del mal se ha apoderado de mí. Antes era un hombre. Ahora soy un propietario...

Rafael Barret

Publicado en "El Nacional", 5 de julio de 1910.

5 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

bellissima storia che mi ha fatto molto riflettere e pensare...
Cioè mi fa venire in mente novelle di Verga, tipo "La RoBBA".
bella traduzione di jose!

Anonimo ha detto...

Come mi disse Josè quest'estate:"Il topo che è amico del formaggio..."

Unknown ha detto...

Devo dire che è un racconto bellissimo ed attualissimo dato che, ora come allora, spesso ci si accanisce gli uni contro gli altri a difesa di ciò che si possiede. Ha affrontato questa tematica anche un grande filosofo (non vi dico ancora chi è poichè sto facendo un post su di lui, ma vi ringrazio per l'assist!!! :-) ). P.S.: Non si dice ispanpfonici ma ispanofoni.

Anonimo ha detto...

bellissima storia...sarà che sto studiando roussou, sempre se si scrive così, ma mi ha fatto venire in mente il passaggio dallo stato di natura in cui gli uomini sono una sorta di selvaggi buoni e vivono conciò che offre a Terra...poi appena uno dice " Questo è mio", inizia lo stato di diuguaglianza...insomma il tizio delle galline ha anteposto le sue cose ai rapporti con gli altri, alla sua "Quiete"...anche se oggi quasi tutti sono così...siamo..

Marco tartaruga ha detto...

Venite gente a vedere il nostro post! Che si è ispirato a questa storia di jose. mitico francesco!