venerdì, dicembre 15, 2006

Eutanasia… meglio vederci chiaro
"per non conservare la cenere ardente, ma la fiamma accesa"

Dopo le ultime polemiche sull’eutanasia è utile, a mio giudizio, fare un po’ di luce sul problema; su questione etiche è facile dire tutto ciò che si pensa, ma forse se si è interessati alla verità occorre essere più obiettivi possibile. Così, liberiamoci dai pregiudizi e formiamo idee nostre in merito.L’eutanasia (buona morte) è un atto che induce o sceglie la morte per il bene di un essere umano, che con coscienza la richiede, quando egli giudica la sua vita non più degna di essere vissuta.
Di fronte la richiesta di eutanasia tre sono le scelte possibili:
- praticare un’iniezione letale e comportare la morte (eutanasia attiva);
- sospendere la terapia e lasciare morire il paziente (eutanasia passiva);
- continuare la terapia e prolungare la vita.

La terza, è errata benché difendibile; nel caso considerato può essere comunque giudicata sbagliata perché non tiene in considerazione la richiesta del paziente.La seconda incorpora, invece, il peggio della prima e della seconda scelta. Inoltre, è contrario all’impulso umanitario: perché se il paziente già soffre, gli si prolunga la sofferenza? La prima è la scelta preferibile!Si è tentati di scegliere la seconda opzione perché si ha l’impressione che lasciar morire sia meglio di uccidere. Questo giudizio errato è il segno dell’influenza della cronaca: siamo spinti a pensarlo: uccidere è sbagliato; lasciar morire no. E’ una questione di cause: nel primo caso siamo noi ad essere causa di morte; nel secondo è la natura. E’ sempre preferibile non uccidere; ma è preferibile anche quando l’uccisione è volta al bene del paziente? Inoltre consideriamo la morte come un male supremo; ma in questo contesto la morte non è più sinonimo di dolore, bensì diventa un’opzione tra le altre. Alle volte, proprio quella preferibile. Nel caso considerato, è una scelta del paziente.

Alcuni studiosi di morale (soprattutto di ispirazione religiosa) reputano la legalizzazione dell’eutanasia come un pericolo per la società. Paventano conseguenze terribili:
il declino del rispetto per la vita, abusi della pratica, possibilità di sbarazzarsi di parenti malati o anziani.
Sono tutte false congetture, basate su fobie completamente irrazionali! E’ questo quello che in etica si chiama Piano inclinato (o Pendio scivoloso), facile da obiettare e rifiutare. Tanto per cominciare occorre apportare motivazioni evidenti e valide di conseguenze orribili… impossibile per vari motivi. Studi antropologici e storici dimostrano che già nell’Antica Grecia e nelle attuali società eschimesi vi siano pratiche simili che pur essendo attuate non portano a catastrofi o genocidi. Veniamo però alle nostre società: cosa accadrebbe se si affermasse che la legittima difesa porta al deterioramento del rispetto della vita? E’ utile spiegare: è raro che si uccida per legittima difesa (come è raro che si attui l’eutanasia attiva); inoltre, sappiamo distinguere tra un caso di legittima difesa e un assassinio. Lo stesso accade per i malati terminali che richiedono l’eutanasia: la difesa è rivolta alle sofferenze che si vogliono evitare.

Altro punto contro il piano inclinato. Si afferma che accettata l’eutanasia si è costretti ad accettare altre pratiche, perché non ci sono ragioni per rifiutarle e si è perso il limite dove fermarsi. Ciò è sicuramente falso: ci sono fondamenti razionali tra chi vuole e chi non vuol morire: uno lo chiede, l’altro no; uno soffre, l’altro no. Queste sono da considerare come differenze rilevanti. Non mi dilungo qui sull’analogia sempre riproposta che pone l’eutanasia legalizzata e controllata dallo Stato con le pratiche dei nazisti… se qualcuno volesse saperne di più, mi invii una email. Risponderò con una spiegazione in merito nella sua casella di posta.Ultimo argomento sulla depenalizzazione e, la seguente eventuale, legalizzazione. Decidere sulla nostra morte, così come abbiamo deciso sulla nostra vita, è un diritto che non può esserci negato. Il nostro essere e la convivenza sociale si fondano sui diritti; questi altro non sono che desideri più libertà (in specie, il libero arbitrio o la libertà d’azione). Ognuno di noi ha la possibilità di autodeterminarsi e in uno stato liberale come il nostro deve essere concessa dallo Stato la possibilità di scegliere (così come avviene, già da tempo, per l’aborto).
Alessio

17 commenti:

il Bruco ha detto...

Io sono contrario alla pena di morte essendo (o meglio cerco di essere) cristiano.
Non sono contro perchè il Papa me lo ha ordinato, cosa che pensano molti atei, ma per mia scelta personale.
Però mi sento di dire che ogni persona può fare quello che vuole della sua vita.
L'importante è dire: guarda che se farai questo o quell'altro andrai in contro a questo e quell'altro...insomma, per me, Dio ci ha lasciati liberi di scegliere nella vita quello che vogliamo, però ci ha detto: guarda che se cogli quella mela sarà un male per te.
Dunque in una futura votazione nazionale su l'eutanasia io voterei no...siccome secondo me quando uno è chiamato a votare deve esprimere la propria opinione, mettendosi nei panni (in questo caso) del malato che soffre e non ne può piu'... io nei suoi panni non chiederei l'iniezione letale.
Di certo non mi scandalizzerei se vincesse il si...ripeto noi siamo liberi di fare quello che vogliamo della vita.
ora sarò un pò duro:
è un pò come dire: io votando no, non mi "macchio" delle morti per eutanasia che verranno da lì in poi...

simone

Gneo Pompeo ha detto...

Sono daccordo con Alessio nel dire che ognuno ha il diritto di decidere della propria morte, di più, credo che si tratti di decidere della propria vita.
X Simone: che centra la pena di morte? La pena di morte è una "punizione" che lo stato impone, qui si parla di un cittadino che chiede di interrompere un intervento.

Non credo che si debba entrare nei panni dell'altro (in questi casi), al di là che non credo sia possibile, credo che in democrazia vadano garantiti i diritti anche di chi è in "panni" e posizioni lontane dalle proprie.Qui si tocca il problema della morale, io sogno uno stato privo di morale, che lasci ai suoi cittadini la libertà di costruirsi la propria morale per tutto ciò che concerne la sfera privata, e si limiti a punire chi invade la libertà altrui, chi ne nega i diritti.Se io decido della mia vita non danneggio nessun'altro, e se anche danneggio me stesso non stà allo stato impedirmelo, semmai al parroco, ai miei genitori, ai miei amici, al mio parrucchiere, alla mia vicina di casa a chi appartiene alla mia sfera privata.

Anonimo ha detto...

Durante una consultazione nazionale su questi problemi,
si cerca di dare una risposta alla domanda:
"E' lecito che il cittadino abbia la libertà di disporre di uno strumento atto a...?"

Il cittadino è libero di scegliere l'aborto, il divorzio e per me anche dell'eutanasia.

In questi casi infatti lo Stato da una possibilità di scegliere in più,
cosa che apprezzo molto in uno stato laico e democratico.

Quindi per me simone sta dicendo una grande kazzata, scegliendo NO.

(scusate ma sto scomodissimo a scrivere attualmente).

Anonimo ha detto...

è difficile prendere una posizione...perchè qualunque essa fosse mi sembrerebbe dolorosa o comunque sbagliata...tuttavia credo che ognuno abbia il diritto di decidere ciò che ritiene sia meglio per la propria vita.la sofferenza fisica non è trascurabile,perchè noi "siamo un corpo",con le esigenze,i pro e i contro che ciò comporta...faccio un esempio stupido:se a un corridore,a uno che vive per correre,per inseguire la sua passione,venisse tolto l'uso delle gambe,come si sentirebbe?se un uomo attivo,che non si è mai fermato,fosse costretto a passare la sua vita in un letto?
credo che l'eutanasia sia un diritto e che debba essere approvata una legge che lo tuteli...ma in fondo ho un pò paura anch'io.

Marco tartaruga ha detto...

nn c'è nulla di più grande un cristiano di morire in una morte piena di dolore e sofferenza. il perkè? perkè si è già vicini a DIO. nel dolore si può capire, quello ke in una vita intera nn lo si è fatto. perkè nella nostra società si urlà:"io voglio morire", e nessuno invece grida "voglio vivere, lo desidero!!!". già ormai sembra un optional...ma fino a quando il male ingannerà l'uomo, ci sarà sempre un barlume a illuminare la vita nel cuore dell'uomo...

Anonimo ha detto...

Da autore del post sarei tentato di rispondere ad ogni commento; approfondendo il vostro discorso oppure chiedendovi il perchè di una frase o una spiegazione che un concetto non ha esaurito (lo spazio è poco per tutti... soprattutto su argomenti del genere).

Il post evidenzia parti di un articolo del filosofo Rachels; il sottitolo è preso, invece, da Jonas.
Speravo che la premessa avviasse alla lettura liberi da pregiudizi, credenze e quant'altro... così non è stato.

Potendo riassumere tutto ciò che penso, scriverei:
- la morte e la morale (e altro) hanno a che fare anche con i non credenti e questo va tenuto in considerazione (motivo per il qual ogni riferimento ad un dio è fuoriluogo);
- l'eutanasia non è un omicidio e non ci si macchia di nessun crimine o peccato; va vista solo ed eslcusivamente come una soluzione per evitare sofferenze maggiori;
- la sofferenza non è un valore assoluto per tutti; in uno stato liberale, va tenuta in considerazione anche l'opinione contraria;
- quel che faremmo noi in uno qualsiasi situazione (es. aborto o eutansia) è indipendente quando in ballo c'è la concessione di diritti;
- i diritti non si concedono per empatia (mettersi nei panni), ma percorrendo strade diverse. L'empatia ha un limite: il nostro proprio io; fin dove possiamo spingerci nei panni dell'altro restando noi stessi e non diventando lui? "mettersi nei panni dell'altro" vuol dire calarcisi interamente (accettando anche il suo punto di vista) o mantenere la nostra opinione presumendo possa essere identica alla sua?

Il diritto a morire non è contario al diritto alla vita, ma un suo completamento.
Spero in futuro di scrivere altri post sul tema, apportando nuovi argomenti; anche contrari se sarà il caso (e se se ne trovano :P).

Alla prossima.

Marco tartaruga ha detto...

hai ragione il diritto alla morte è data da 2 cose: la prima è il "male di vivere", la seconda è il denaro. il male di vivere è dato dal non aVere + ideali forti ke ti danno la forza per vivere e nn parlo solo di quelli religiosi, il denaro c'è sempre in mezzo: nn so bene ma un paziente attaccato alla macchina costa diversi miliardi allo stato (indipendentemente dai governi).
ok aspetto una risposta allessio!!! ciao

Anonimo ha detto...

Sarò abbastanza severo... eh eh.
Le due ragioni che dai, non so da dove saltino fuori; riflettendoci bene (o meglio) capiresti che non è così.

Il "male di vivere" è abbastanza diverso dal "vivere male", soffrendo, o intubati o in coma o... altro.
Il primo è legato allo stare in vita; è una conseguenza delle caratteristiche di una vita: noia, solitudine, insoddisfazione, inquietudine... il "male di vivere" mi sa di letterario (Camus, Sartre...).
Lo hai letto il post? oppure ti aggrappi a tutto ciò che senti e pensi? occorre riflettere su certi argomenti liberi da pregiudizi e indottrinamenti. ;)

Ognuno è libero di dire quello che vuole, non sarò io a porre divieti o restrizioni. Ma su certi argomenti (poltica, economia, morale) bisogna prima conoscere i temi, i punti di vista, le modalità, le differenza, ecc poi farsi una idea. Cercare di costruirsi un'opinione leggendo; nè stando ad ascoltare le vaghe parole degli altri nè ragionare senza basi di alcun tipo da soli.

Se fosse vero il discorso dei soldi, allora lo stato avrebbe promulgato già da tempo una legge per risparmiare. Con un'eutanasia imposta a tutti senza eccezioni, si ritroverebbe più soldi a fine anno e non si spiegherebbe il perchè del dibattito. Pronta la legge, vai con le entrate! Se così non è, e lo stato continua a spendere soldi per manteneri in "vita" i malati collegati con le macchine, il tuo ragionamento si sbriciola sulle sue stesse fondamenta.

Non so se sono stato chiaro e mi sono spiegato. Mi fa piacere che se ne parli e ci si interessi a certi discorsi; il mondo ha bisogno di filosofi e di un po' meno ingegneri (Eco docet).

Alla prossima.

Il Grande Rabino ha detto...

attualmente penso che il vero problema non sia l`eeutanasia... secondo il mio parere, nella maggior parte dei casi in cui ci troviamo a discutere di eutanasia, il vero problema non e` questo, ma si trova all`origine... nell`accanimento terapeutico, nel tenere a tutti i costi una persona in vita, strapparla con i denti e con le unghie dalla morte(naturale)... per poi andare a discutere di eutanasia oppure no.
Cio che a mio parere bisogna controllare e questo, il voler tenere in vita una persona a tutti i costi, quando sappiamo che di vita in realta non ne puo` avere piu`.
Certo l`eutanasia esiste da sempre, ma e` incominciata a diventere un vero e prorpio problema da quando la medicina ha visto i suoi grandissimi progressi, da quando la medicina e` riuscita a tenere in vita persone oltre il confine della morte. a mio parere l`eutanasia e` un problema correlato all`accanimento terapeutico...

Il Grande Rabino ha detto...

spero alessio non mi bastoni per questo commento come ha fatto con marco... certo che sei stato proprio cattivo (=sincero)!!

il Bruco ha detto...

scusa mi sono sbagliato! era l'eutanasia...non la pena di morte!

simone

Anonimo ha detto...

A morte i morti!

Anonimo ha detto...

All'ingegnere non far sapere quanto e' buono il voltaggio con le ampere... auguroni a tutti!!!

Anonimo ha detto...

la morte è morte!!
se deve succedere arriva o da sola, o per volontà propria ma viene e io nn credo che sia un male, certo per chi sta intorno nn è rilassante ma poi arriva l'indifferenza!!! (esperienze personale)!!!!
cmq sul fatto dell'eutanasia crddo che la gente se nn vuole soffrire faccia bene a chiedere di morire perchè nn è giusto che si soffra inutilmente no??
un bacio ciao ciao!!!

Anonimo ha detto...

ma se uno una mattina si sveglia morto come fa ad avvertire gli altri che è morto anche se si è svegliato?????lo tiene per se??
e se poi puzza???

il Bruco ha detto...

eheh!

Il Grande Rabino ha detto...

stiamo finendo male qui....