mercoledì, marzo 07, 2007

Estetica del vuoto
Il vuoto nel CHANOYU
(cerimonia del Tè)

Questo argomento mi affascina e mi ha colpito molto, ed è per questo che ve ne parlo.
Credo sia una tradizione molto poetica e anche rilassante, sarebbe una cosa buona inserirla anche nella nostra società così frenetica.
Passando alla cerimonia del tè vorrei cominciare dire come e dove viene vissuta:
Il luogo in cui si celebra questa cerimonia è il “Sukiya” che significa dimora del vuoto o anche chiamata stanza del tè.
Per arrivare alla stanza ci sono dei rituali da compiere, ad esempio ci si arriva attraversando il “Roji” il giardino davanti la stanza, il quale si deve attraversare camminando su delle pietre distanti tra di loro e questa è la prima cosa che fa cambiare i consueti modi di percepire il movimento ed è grazie all’atmosfera del silenzio surreale e rispettoso che viene a crearsi.

Dopo aver passato il giardino si attende sotto ad un portico e lì la percezione del vuoto si comincia a farsi sentire di più; quell’attesa è come un modo per poter lasciare tutti i pensieri al di fuori di noi stessi e di continuare un cammino di purificazione.
A questo punto ci si sciacqua la bocca con dell’acqua per prepararsi ad una degustazione dei tè.
Entrando nella stanza del tè ci si deve rannicchiare perché l’ingresso somiglia più ad una finestra che ad una porta, ed anche questo ha un valore simbolico perché bisogna essere liberi mentalmente e non pensare all’onore.
Entrando si sta in una stanza allestita con semplicità, priva di qualsiasi cosa frivola e superflua, si può dire che, chi regna è il vuoto.
Nella cerimonia del tè c’è una tendenza nello sfumare i colori e comunque alla ricerca del colore originale, che è “nessun colore”.
Infatti negli interni gli unici colori percepibili sono le linee degli elementi architettonici e la trave verticale che delimita lo spazio tra la sukiya e un vano, il quale attaccato al muro ha un rotolo con una pittura.

L’assenza di colore e di mobili è per non far distrarre mentalmente e visivamente l’ospite.
Non bisogna soffermarsi all’aspetto della stanza, ma sollecitando la mente ad abituarsi ai pieni e vuoti di questa disposizione si arriva ad un punto che non è più una cosa da vedere ma è un modello da diventare; dunque quando non si è più distratti e la mente è vuota il modello diventa una parte di se e uno stile nello spazio della mente.
Così si conclude una prima fase piuttosto complicata da poter eseguire correttamente infatti bisogna essere molto equilibrati per poter riuscire a farcela.
Io credo che nella nostra cultura non sarebbe concepibile un concetto così di valore spirituale.

Ora si passa alla seconda fase, la cerimonia del tè vera e propria, infatti fin ora tutto ciò era solo una preparazione mentale al vuoto.
Il vuoto in cui si trova la cerimonia è interrotto solo dal rumore dell’acqua che bolle in un bricco di ferro contenente dei pezzetti di ferro i quali muovendosi con l’acqua in ebollizione, provocano dei suoni che possono ricordare ad esempio l’eco di una cascata, un temporale attraverso una foresta di bambù.

L’ importante è che il protagonista sia sempre il vuoto, interrotto solo da alcuni pieni sonori, quindi solo quando la mente è libera da ogni condizionamento sensibile si realizza la condizione reale cioè ogni fenomeno esterno può essere accolto nell’interiorità personale.
A questo punto il maestro con l’allievo eseguono dei movimenti (travasare l’acqua, miscelarla con delle foglie di tè e versare il tè) molto lenti e precisi; logicamente la gestualità del maestro è più naturale siccome non c’è più differenza tra se e il suo gesto e quindi diventano un tuttuno, proprio perché il maestro è in grado di svuotare la mente in modo da incorporare il gesto e renderlo fluido e non più teso. (logicamente l’argomento è molto piu’ ampio ma per non allungarmi troppo finisco…)

In conclusione vorrei fare un riferimento al tema del vuoto ricollegandolo alla nostra società, in particolar modo vorrei fare un accenno ad una recente canzone di Franco Battiato: “Il Vuoto”.
Il testo dice:

“tempo non c’è tempo sempre più in affanno sembra il nostro tempo…vuoto di senso, senso di vuoto…un mare di gente nel vuoto… tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei…danni fisici psicologici, collera, paura e stress, sindrome da traffico, ansia e stati emotivi, primordiali malesseri, pericoli imminenti…”
Il vuoto qui è visto come un malessere sociale una sindrome negativa che affligge la nostra società frenetica e stressata…
L’esempio più lampante si può notare nelle nostre metro: gente schiva, con lo sguardo assente nel VUOTO

Alessandra

14 commenti:

AnToNiO vIbRaTiOn ha detto...

interessante davvero..
mmm..a chi bisogna rivolgersi per fare sta cosa???...
ciauuu!!!!!

il Bruco ha detto...

vuoto...senso di vuoto...vuoto di senso...

Sotto l'ottica dell'estetica del vuoto vista nella cerimonia del tè, o nel taoismo, ho rivalutato la canzone di Battiato...siccome inizialmente non mi aveva molto entusiasmato!

Sarebbe anche interessante che ci parlassi del significato del simbolo taoista!

simone

il Bruco ha detto...

Ciao Antonio se ti interessa fare questa esperienza basta dirlo, perchè c'è un posto, qui a roma, dove viene fatta questa cerimonia bisogna solo prenotare......

Alessandra

Marco tartaruga ha detto...

è un culto la cerimonia del tè per ki ama il giappone. se non sbaglio è propio un arte effettuarla e bere il the verde...pensare ke in giappone non vogliono fare sparire questa tradizione millenaria. se non vado errato sul thè ci sono leggende antichissime...forse non ricordo. anke se non so se sarei in grado di effettuarla: vuoto e silenzio...io nnn sto stare fermo. cmq vi siete mai kiesti come sono i dolci di riso giapponesi e si mangiano alla cerimonia?

Anonimo ha detto...

marco ho assaggiato un dolce di riso giapponese... stranissimo! comunque si la storia del te' e' antichissima! Sai mi piacerebbe davvero farla... quando torno!

MondoA6Corde ha detto...

ho trovato questa 'cerimonia' davvero interessante, è un'esperienza da provare...magari un giorno prenoto quel posto,mi ricorda vagamente siddartha e le tecniche di purificazione...grazie per l'informazione...a presto

il Bruco ha detto...

Grazie a tutti sono contenta che interessa, perchè come argomento è complicato da comprendere in un semplice post; comunque si è una tradizione antica, il maestro piu' grande di questa tradizione è "Rikyu" e risale al 1500 circa. E non si mangiano dolci...

Alessandra

Anonimo ha detto...

I dolci si mangiano
ma sono delle strane paste di merda,
che sembrano galatine.

questo è quanto mi dice Laura!
e il tè verde sembra brodo di verdura .

cmq o tè o the.
Tiè!

Gneo Pompeo ha detto...

.

il Bruco ha detto...

Grande gneo pompeo (non c'è nientaltro da dire "grande")


Comunque se è vero che mangiano queste gelatine grazie per il chiarimento, anche se sulle fonti su cui ho studiato per l'esame non lo accennano proprio..farò una ricerca piu' approfondita. Anche la parola tè l'ho scritta così perchè l'ho trovata scritta così e non per un mio errore...

L'importante alla fine non sono le cose materiali, in questa cerimonia, ma la meditazione trovare un vuoto interiore ed esteriore..........

Anonimo ha detto...

cmq era solo un chiarimento gratuito!
non ho fatto la scansione di chi avesse scritto male!

a gneo, questa è roba tua, esprimiti!

il Bruco ha detto...

Si si non era un attacco, non ci mettiamo sulla difensiva, era solo un chiarimento... :)

Alessandra

Marco tartaruga ha detto...

lo so però...ma con il the verde non ci vanno i dolci alle pesce giapponesi? o quello lo mangiano durante il tempo libero?

il Bruco ha detto...

io penso che il tè si beve senza mangiare niente...
io l'ho mangiato il susci(?) ... ed è davvero particolare il sapore!
Poi solitamente prima di mangiare giapponese loro ti danno una specie di sottile scaglia da mettere in bocca...dovrebbe essere una radice da quello che mi hanno detto...ed ha un gusto troppo strano! un misto fra il piccante e l'amaro...
ed a quanto pare serve per prepararti la bocca...

Alessà, questo "vuoto" enogastronomico ha successo!eheh:)
simone