mercoledì, giugno 20, 2007

Stufa dell'inquinamento e del caro prezzo del petrolio, l'umanità ha finalmente deciso di dire BASTA!
Inquinamento, buco dell'ozono, effetto serra, polveri sottili, cancro, caro petrolio, poco petrolio, guerre: BASTA
Ecco le concrete soluzioni frutto della grande volonta e genialità di alcuni scienziati, ingegneri e ambientalisti che hanno avuto una particolare attenzione al problema dell'inquinamento automobilistico, trovandone finalmente una soluzione:

EOLO - macchina ad aria compressa
Eolo, una vettura con motore ad aria compressa, costruita interamente in alluminio tubolare, fibra di canapa e resina, leggerissima ed ultraresistente.L'automobile cammina grazie a delle bombole di aria compressa che alimentano un motore che non funziona a combustione ma semplicemente grazie alla espansione dell'aria compressa.
La ricarica dell'aria avviene in 4-6 ore tramite un compressore elettrico, presente all'interno dell'auto, che riempe le bombole di aria compressa.
Capace di fare 100 Km con 0,77 euro, può raggiungere una velocità di 110 Km/h, funzionare per più di 10 ore consecutive nell'uso urbano ed ha autonomia di circa 200 km.
Dallo scarico esce solo aria, ad una temperatura di circa -20°C, che viene utilizzata d'estate per l'impianto di condizionamento.

Tesla Roadster - spider elettrica
La Tesla Roadster è una spider completamente elettrica con "un pieno" di 400 Km , un'accelerazione da 0a 100 KM/H in 4 secondi, e una velocità massima di 210 KM/H.
Oltre al motore elettrico, che assicura una potenza max di circa 250 cavalli, sono due i sistemi che meritano approfondimento. L’Energy Storage System, un vero e proprio serbatoio di energia composto da oltre 6800 (!!!!) batterie agli ioni di litio. Tale soluzione assicura performance e autonomia inalterate anche in caso di eventuale malfunzionamento o rottura, sempre possibile, di qualche cella.
E per fargli fare il "pieno"?
Basta chiamare un elettricista e farsi mettere una bella presa elettrica in garage. Poi, a quel punto, dopo aver parcheggiato la Tesla bisogna ricordarsi di collegare la spina, proprio come siete abituati a fare con telefonino, iPod e PC.(pieno con una ricarica di tre ore e mezza)

E-Solex - motorino elettrico
E-Solex, nuova versione del vecchio Velosolex, è un motorino sottile come una bici con un modernissimo motore elettrico!
Due le marce disponibili, la prima consente una velocità massima di 35 km/h e un'autonomia di 2 ore e 15 o 60 km, la seconda arriva solo a 22 km/h ma regala un funzionamento di 1 ora e 30 o 45 km. In tutti i casi con circa 1 euro si fanno qualcosa come 1000 km.
E-Solex è un capolavoro di tecnologia: pesa solo 40 kg, ha il freno a disco, un piccolo computer di bordo, le batterie durano per 700 ricariche complete e costa 1100 euro!!!
L'E-Solex è in vendita solo in Francia, per ora, ma essendo una bicicletta non immatricolata si può esportare liberamente in tutta Europa.


Insomma l'uomo sta distruggendo la terra, ma lo stesso uomo cerca di porne rimedio... se con successo o no, solo il tempo potrà dirlo...
...Chissà in un futuro prossimo le macchine a benzina saranno obsolete e i ricchi sfrecceranno sulle loro Tesla Roadster a 200 all'ora sulla terza corsia ...e noi probabilmente saremo intasati in mezzo al traffico cittadino con la nostra modesta utilitaria Eolo, aspettando che scatti il verde al semaforo... AH STRONZO di un E-Solex!!! Che FAI?!? mi TAGLI LA STARDA!!!!!!????

eheh :D
l'uomo sarà sempre lo stesso!
...ma piu' rispettoso della Terra

Simone

mercoledì, giugno 13, 2007

Vita da blogger


In un periodo di crisi per il nostro blog ho pensato di scrivere questa sorta di elenco che evidenzia le caratteristiche principali della vita di un blogger. Non si presenta come una denuncia né come un autodenuncia; né tantomeno un tentativo di esibizionismo per mostrare quanto sia difficile avere un blog. Sono solo pensieri scatenati dalla suddetta vicenda; “blog” è la contrazione di “web log”, diario del web… un diario pubblico.

Un blogger scrive pensando di poter veicolare sapere; ma può scrivere anche solo per condividere le sue esperienze. Noi del bruco abbiamo scelto la prima opzione.

Un blogger deve sempre pensare cosa possa interessare, deve cogliere il momento adatto per pubblicare il suo post; deve considerare la brevità e non dilungarsi troppo: omettere particolari, riassumere concetti e esporre in poche righe il suo pensiero.

Deve pensare a come presentarlo al pubblico: foto, forma, colori…

Deve passare ore a prendere notizie sui mezzi di informazione perché non sia banale né vago; né cada in tecnicismi incomprensibili… deve essere in grado di spiegare.

Un blogger pubblica un articolo sul quale ha perso molto tempo sperando (e credendo fermamente) che riscuoterà un successo straordinario: il post è troppo interessante e ben fatto perché in pochi lo leggeranno! Ma dopo un paio di giorni, capisce di essersi illuso. Poi, sempre lo stesso blogger ne pubblica un altro, senza impegno, semplice, breve… e arriva a 25 commenti.

Un blogger vive per i commenti al suo post; arriva a controllarlo anche 5 volte al giorno. Per lui un commento è meglio di un ricco pranzo di matrimonio in grande stile e anche di un rapporto sessuale completo… almeno non finisce lì: al commento rispondi e crei il dibattito; al sesso…

Per il blogger 5 commenti al suo post sono soddisfacenti; 10 sono una meraviglia e li legge un paio di volte tutti quanti, iniziando sempre dal primo; 15 sono una felicità che non si contiene e inizia a credere di aver un buon blog; a 20 commenti non li rilegge più tutti, ma ormai si sente quasi come Scalfari: il suo post è stupendo e il blog è decollato; al 25esimo commento non sta più nella pelle, il blog è entrato nella storia personale e già immagina di raccontare ai nipotini del suo blog. A 30… non so cosa si provi, quindi posso dire che 30 commenti siano troppi e l’esagerazione disgusta.

Un blogger per pubblicizzare il suo blog invia periodicamente email a tutti i suoi amici e alle volte agli amici degli amici; poi capisce che a commentare sono sempre gli stessi; che non tutti i destinatari hanno apprezzato la sua pubblicità invadente; capisce che internet lo si usa ancora poco o male, e quando lo si usa è per fare le cose più elementari; si rende conto che l’essere umano italiano e l’informatica (e anche l’inglese… t’oh, due delle già famose tre i) sono cose opposte, che viaggiano parallele.

Ma un blogger non demorde e pensa a nuove rubriche, giochi, curiosità; inserisce foto, chiede ad altri (soprattutto i commentatori) di pubblicare qualche loro scritto.

Un blogger controlla e ricontrolla, poi controlla di nuovo e infine ricontrolla ancora se ci sono errori sul suo post; perché non vuole copiare e incollare, ma nemmeno fare figure di merda: a le volte li sfuge cualcosa ma puo capittare (per questa ringrazio Giulia e Eco).

Un blogger pensa a come chiuderà il suo blog, cosa scriverà quando vedrà nello spazio commenti solo un paio di persone che esprimono un giudizio affrettato; pensa come sarà la sua vita senza più il blog, senza pubblicare, senza controllare e senza…

Istituisce giochi a premi e passa ore a pensare al premio, a come far funzionare il gioco, come rinnovarlo; promette il premio per il vincitore e quelli di consolazione per gli altri partecipanti. Poi, al momento della premiazione si fa fotografare tutto sorridente col vincitore, ma le tasche sono vuote! (se si mette a pensare cosa gli ha lasciato l’esperienza del blog, la risposta è semplice: neanche una lira!).

Questo è quello che UN blogger fa per sé e per gli altri… …noi per fortuna siamo in 3 e questi problemi non li abbiamo: auguri e tanta, tanta solidarietà a chi il blog se lo gestisce da solo!

Alessio

mercoledì, maggio 30, 2007

Fotografia: dal digitale allo stenopeico!

Avete mai sentito parlare di macchina fotografica a foro stenopeico?

Ehi dove vai! So che potresti non essere interessato all’oggetto sopradetto!

…ma…riformuliamo la domanda…
Ti piacerebbe far rosicare quei dilettanti di Art Attack?
E per lo più spendendo pochissimi euro?
Allora non devi far altro che leggere quello che ho copiato e incollato per te:

“Un progetto elementare di macchina fotografica a foro stenopeico, consiste nell'utilizzare una scatola di cartone spesso, ad esempio un cubo di 10 cm, all'interno del quale può slittare una scatola leggermente più piccola. I due interni dovranno essere neri ed è preferibile che le superfici di scorrimento siano guarnite di feltro nero;

nella parte anteriore si apre un buco di 1 cm. su cui andrà applicato il foro stenopeico.

Il termine, che viene dal greco stenos, vuol dire molto piccolo.
Per noi è sufficiente un quadratino di alluminio (domopack) forato con la punta di uno spillo: bisogna porre attenzione affinché il buchetto sia ben tondo e privo di sfrangiature, nel caso è opportuno pulirlo con una leggera passata di carta abrasiva dalla parte opposta a quella su cui si è appena appuntato lo spillo. Più o meno avrai ottenuto un forellino di mezzo millimetro.
Applica la lamina all'interno della scatola in corrispondenza del buco di 1 cm., mentre all'esterno un quadratino di cartone nero fermato con nastro adesivo fungerà da otturatore. All'interno della scatola non deve filtrare luce, quindi è opportuno utilizzare scotch nero pesante anche per gli spigoli e le giunture.

A questo punto puoi chiedere ad un fotografo di caricare la camera con una pellicola piana 6x9 da 100 ISO;
forse inorridirà o sorriderà, non importa, chiedigli di fissarla sul lato opposto al foro con quattro quadratini di nastro adesivo sugli angoli; la camera sarà pronta per la prima fotografia ( e ciò è vero anche storicamente). Il fondo della scatola è quadrato (10x10), la pellicola rettangolare (6x9), evidenzia l'alto-basso del formato per avere un'idea di ciò che inquadrerai.
In una giornata luminosa, con il sole alle spalle, nota bene, con i due cubi rientrati, quindi con una distanza di 10 cm fra il foro e la pellicola, bisognerà appoggiare la camera affinché rimanga ben ferma, sollevare il cartoncino nero che funge da tappo per un secondo, ricoprire il buco, e riportare la camera dal fotografo o in un laboratorio per far sviluppare la pellicola.
A lavoro ultimato potrai ricambiare il sorriso degli scettici.”

Che ve ne pare?
Bello vero?
A me sa molto di inizi del novecento!
Noi ancora non l’abbiamo sperimentata questa macchinetta di cartone…ma ora che si avvicina l’estate sono sicuro che ci proveremo!
Provateci anche voi così poi verificheremo i risultati e magari potremmo anche eleggere la foto migliore!


P.s. : Un po’ di definizioni e formule…

Ecco la formula matematica che permette di calcolare il diametro ottimale del foro ( D…espresso in mm) data la sua distanza (L) dal piano pellicola:

L è la lunghezza dell'apparecchio, cioè la distanza foro/pellicola, espressa in mm, chiamata anche lunghezza focale.

Pensate che la Nasa ha proposto un progetto chiamato “New Worlds Imager” che consisteva nell'utilizzo di una fotocamera a foro stenopeico con diametro di 10 metri e della lunghezza focale di 200000 Km per fotografare pianeti della dimensione della Terra in altri sistemi solari!!!

Simone
(sono venuto a conoscenza di tale argomento grazie al sapere di Alessio)

martedì, maggio 22, 2007

E SE...

E se 2+2 non facesse 4?
E se ciò che vediamo fosse solo una piccola parte del reale?
E se Zidane non avesse dato una capocciata a Materazzi?
E se vedessimo arcobaleni a microonde?
E se il mondo ricominciasse da zero?
E se l'Italia non avesse avuto Berlusconi?
E se gli alieni fossero già tra noi?
E se fossimo sempre tutti felici?
E se Gesu' ritornasse ora?
E se gli animali parlassero?
E se la Luna fosse abitata?
E se piovessero ciambelle?
E se avessimo il dono della profezia?
E se Atlantide non fosse sprofondata?
E se avessimo il dono del sapere universale?
E se Michelangelo non avesse affrescato la Cappella Sistina?
E se l'uomo non avesse piu' paura della morte?
E se Hitler fosse in paradiso?
E se nonn'm avesse 3 palle?
E se fosse diventato re, Remo al posto di Romolo?
E se tutti i cinesi saltassero insieme?
E se esistesse un energia infinita e pulita?
E se i russi avessero attaccato gli Usa?
E se l'uomo potesse volare?
E se la bomba atomica fosse andata in mano ai nazisti?
E se ci fossimo evoluti dalle scimmie per mezzo degli alieni?
E se potessimo parlare con i morti?
E se il sole si spegnesse?
E se l'uomo fosse eterno?
E se tutti fossimo ricchi allo stesso modo?
E se io non fossi in me, ma in te?

Provate a rispondere E SE volete, prolungate l'infinito elenco degli "e se"...
E se non fossi Simone

lunedì, maggio 14, 2007

TRAVIAN :
la vita, la guerra e la morte.. sociale!

...e chi l'avrebbe mai detto? certi giochi si guardano sempre con distacco, anche perchè di tempo ce n'è sempre poco!
Invece, noi de Il bruco, abbiamo allargato i nostri confini conquistando la terra di Travian!

Leggo da wikipedia che Travian è un MOGG (Massively Multiplayer Online Game), cioè un gioco con più giocatori on line, spudoratamente GRATIS, ispirato al gioco da tavolo Coloni di Catan.
Il fine del gioco (che segna anche parallelamente, la fine della vita sociale e carrieristica), oltre il divertimento e il confronto delle proprie capacità strategico-intellettuali rispetto gli altri partecipanti, è quello di organizzare una società, partendo da un villaggio fino a diventare una vera e propria città, con villaggi sparsi altrove.

Da prinicipio, si scegliere a qualche civiltà appartenere: Romani, Galli o Teutoni.
Dopo questa scelta, i primi passi verso la costituzione progressiva di una buona comunità.
Bisogna bilanciare le risorse da ricavare nel nostro territorio: legna, argilla, ferro e grano; migliorarne l'estrazione ed estendere il lavoro ai boschi, ai monti, alle cave e ai campi coltivati nel nostro territorio o in quelli limitrofi (eventualità, quest'ultima, da tenere in considerazione in un futuro remoto).

Dopodichè entrano sulla scena le prime preoccupazioni per far progredire culturalmente e bellicamente il nostro villaggio...
Si aprono una serie di innumerevoli altre possibilità che alla nostra Repubblica delle banane (nome del nostro villaggio) ancora sono proibite.
Stiamo progredendo e presto sentirete parlare di noi...

Ovviamente abbiamo scelto i Romani, il nome del villaggio è, appunto, Repubblica delle banane; se all'inizio avevamo scritto nella opzionale descrizione del nostro personaggio, dure frasi belligeranti, fiere dell'orgoglio virile romano (come VENI VIDI VICI o simili) adesso siamo passati a concetti e slogan più umili, anche per evitare guai (come HIC SUNT PEONES oppure, come tributo al domani, "Damose da fa', semo romani").

Il bello del gioco è che non ruba molto tempo; dopo aver iniziato, molti processi continuano anche in assenza dell'utente. Questo permette una gestione semplice e autonoma del villaggio.
E' chiaro che, passati i tre giorni iniziali in cui si è immuni da attacchi e si provvede al progresso, se si abbandona la città, si cadrà vittime di conquiste esterne; il più delle volte il fine dei combattimenti è la conquista delle risorse, altre volte invece la distruzione del villaggio.

Collegatevi al sito, iscrivtevi e giocate. Poi, diteci chi e dove siete; potremmo allearci e scambiarci consigli e risorse.

In conclusione vi segnalo queste 2 frasi-slogan (prese su internet), che spiegano benissimo cos'è Travian:
"Con Travian:un pò sindaco ed un pò dio!"

"Travian: Questa micidiale malattia"
Alessio

mercoledì, maggio 09, 2007


VOLETE VEDERE BEPPE GRILLO GRATIS????
E ALLORA FIRMATE QUESTA PETIZIONE!!!

Se raggiungeremo un determinato numero di firme...lo vedremo GRATIS alla Sapienza di Roma


!!!FORZA A FIRMARE!!!

giovedì, maggio 03, 2007

Mosè, il mio compagno di Ingegneria

Per chi non lo sapesse, di fianco alla facoltà di Ingegneria c'è la chiesa di San Pietro in Vincoli, dov'è custodita la famosa, apprezzata ed importante opera scultorea di Michelangelo, IL Mosè.
Ogni giorno mentre vado all'università, passo davanti questa chiesa...vedendola non si direbbe tale!...almeno da fuori.
Non ha proprio l' aspetto di una chiesa...mi chiedevo poco tempo fa:ma guarda quanti turisti la visitano ad ogni ora del giorno...che ci sarà mai?
Così mi decisi ad entrarci siccome l'entrata era gratuita...ti pare che c'è qualcosa di importante in una chiesa, che neache sembra una chiesa!
Eppure una volta entrato rimasi affascinato dal suo interno: due file di colonne rudi, massicce ed imponenti fiancheggiano l'entrata.(Sembra quasi Nanosterro, la città sotterranea dei nani del signore degli anelli)

C'è molto spazio vuoto, stile romanico riempito dalla luce che filtra dall'entrata.
Avanzando verso l'altare intravedo un complesso di statue tutte di marmo bianco...guarda quello al centro sembra quasi il Mosè di Michelangelo...sarà una copia, figurati se lo tengono qui!eheh.. dissi.
Andiamo a vedere...
Era proprio Lui!
Ma prima di dire che si trattava della statua suddetta, stetti dei minuti a guardarlo attentamente...cambiando l'angolazione...
Che dire, ero rimasto folgorato, si è la parola giusta, ma direi anche fulminato dalla sua imponenza, dal suo sguardo severo a dir poco, dalla sua delicatezza e saggezza, quella barba lunga e sinuosa...con quelle "corna" sopra la testa...sembra quasi alzarsi da un momento all'altro!

Me ne andai via molto felice di ciò che avevo visto e di cio che avrei continuato a vedere ogni volta che mi andava di vederlo...eheh tanto è a 10 metri da ingegneria!
:) io rosicherei se fossi in voi! anzi cambierei subito facoltà!eheh:)

Ora riporto qualche notizia che ho trovato sul ben amato internet, riguardante questa meraviglia di marmo...
Solo 25 tonnellate di marmo bianco di Carrara? come direbbe la famosa pubblicità barilla!
NO di certo!

Tutto comincia nel 1505 quando il Papa Giulio II fa venire a Roma, da Firenze, Michelangelo e gli commissiona il suo monumento funebre.
L'artista fa un progetto ambizioso: immagina un'enorme costruzione, di m 10 x 6 di lato, messa al centro della nuova Basilica di San Pietro progettata da Bramante, proprio al di sopra della tomba del santo: un vero e proprio mausoleo antico, visibile su tutti e quattro i lati e più non appoggiato a una parete, come erano gli altri monumenti papali.

Il mausoleo è diviso in tre piani: in basso ci sono nicchie con figure di Vittorie e di Prigioni (prigionieri); al di sopra, quattro grandi statue angolari rappresentanti la Vita contemplativa, la Vita attiva, San Paolo e Mosè; infine, Giulio II sul letto funebre con due figure piangenti (angeli o Personificazioni del Cielo e della Terra). In tutto, sono previste 40 statue!!!!!!!!!!

A Giulio II il progetto piace molto( A CHI NON PIACEREBBE FARSI FARE UN MONUMENTO DA MICHELANGELO???), ma ha il difetto di essere troppo costoso. Lo stesso papa impone a Michelangelo di accantonarlo per un po'...e per non far annoiare l'artista gli fa dipingere il soffitto della Cappella Sistina! COSì TANTO PER PASSATEMPO!

Dopo la morte del papa, i suoi eredi chiedono a Michelangelo di ridimensionare il monumento e infatti l'artista lo trasforma in una tomba a parete. Certo, le statue sono meno numerose, solo 22, ma l'insieme è ancora grandioso.
Inoltre, lo scultore aggiunge anche l'immagine della Madonna col Bambino al di sopra di quella del papa, che non è più al vertice compositivo, e ideale, del monumento.

Risalgono a questa fase due statue gigantesche conservate al Louvre, e anche il Mosè:
È una statua imponente, che forse meglio di altre sottolinea la "terribilità" di Michelangelo, terribilità intesa come grandezza che lascia sgomenti.
Il gigante è seduto su un seggio, ma la posizione del corpo indica una forte tensione interiore, sintetizzata nell'atteggiamento instabile che lascia intuire che il profeta è sul punto di alzarsi, mentre fissa con occhi severi e terribili il suo popolo.
Il carattere di Mosè è reso così bene che, secondo Vasari, molti ebrei romani andavano ad ammirarlo anche se si trovava dentro una chiesa!

Il Mosè viene rappresentato in posizione seduta, con la testa barbuta rivolta a sinistra, il piede destro posato per terra e la gamba sinistra sollevata con la sola punta del piede posata sulla base. Il braccio sinistro è abbandonato sul grembo, mentre quello destro regge le tavole della Legge, mentre la mano arriccia la lunga barba : questo è un elemento fondamentale dell'iconografia del Mosè.
Secondo il Vasari, è scolpita con una tale perfezione da sembrare più “opera di pennello che di scalpello”!
Osservando attentamente le tavole della legge, queste risultano rovesciate, come se fossero scivolate dalle braccia del Mosè.

Un particolare importante non ancora citato sono i corni sulla testa di Mosè ...
cosa rappresentano secondo voi?
Che Mosè era cornuto? eheh
Sentite qua:
La parola ebraica “qeren” ,tre lettere: Qof, Resh, Nun finale, qui tradotta “corno”, significa anche “forza, potenza” oppure “brillare, irraggiare”, e in latino o in italiano è ben visibile e udibile il rapporto fra le parole "corna" e "corona"!
Dunque i corni sulla testa di Mosè rappresentano raggi di luce...

Le sacre scritture narrano che Mosè non appena sceso dal monte Sinai, dove poco prima aveva ricevuto da Dio il compito di diffondere i dieci comandamenti, vedendo il popolo in festa per la costruzione di un vitello d'oro, accortosi dunque del peccato di idolatria, gettò con violenza a terra le tavole che finirono per rompersi.
La bibbia descrive Mosè come una persona irascibile, soggetta a scatti di collera( credetemi aveva motivi per farlo!);

Secondo una leggenda Michelangelo colpì violentemente il ginocchio del Mosè con un martello. Un gesto di rabbia che nasceva dall'esasperazione verso una statua così perfetta ma muta!
L'espressione di Michelangelo: “Perché non parli?” si riferisce a questo episodio.
In realtà sulla statua si riscontra solo una naturale venatura del marmo e non vi è traccia di fratture intenzionali.

E per finire sentite cosa ne dissero di questa "statua" :

Freud definisce la statua impenetrabile, poiché già prima di lui diversi illuminati pensatori cercarono di cogliere il messaggio che l'artista aveva impresso nella sua opera.
Burckhardt scrive, riguardo all'opera, che "la sua forma è animata da un potente movimento incipiente"
Lubke invece "è come se in questo momento il suo occhio lampeggiante percepisse il peccato dell'adorazione del vitello d'oro ed un potente movimento intimo percorresse tutto il suo corpo".
Sprinter poi lo descrive "bruciante di energia e di fervore, con fatica l'eroe domina la sua emozione interiore.
Quest' ultimo parere è quello che più si avvicina alle idee emerse dall'analisi di Freud: Le sopracciglia contratte e minacciose esprimono un senso d'ira, mentre dallo sguardo emerge il senso di dolore, dalla bocca emerge invece un senso di disprezzo dato dagli angoli rivolta verso il basso e dalla sporgenza del labbro inferiore.


E a voi cosa esprime?

p.s.
vi consiglio vivamente di venirlo a vedere qui a Roma, metro Cavour linea b un sola fermata da termini...una settantina di scalini e...
eccovi il Mosè!
Simone

giovedì, aprile 26, 2007

Giunge quest'oggi, la bella notizia che segue.
Ancora niente è stato stabilito con certezza, ma speriamo (e crediamo!) che la giusta via per il compromesso è stata presa.

Da repubblica.it

BRUXELLES - Fino a quattro anni di reclusione per i reati di pirateria e contraffazione se vengono commessi nell'ambito di un'organizzazione criminale oppure comportano un rischio per la salute o la sicurezza delle persone. Di fatto, tolleranza zero per quel che riguarda la contraffazione su larga scala, ma niente carcere per chi viola il diritto d'autore a titolo privato. Gli utenti del web possono stare tranquilli. Il Parlamento europeo ha approvato - con 374 voti a favore, 278 contrari e 17 astenuti - la risoluzione di Nicola Zingaretti (Ds) che introduce sanzioni penali per la contraffazione e la violazione della proprietà intellettuale. Sono stati adottati vari emendamenti, che modificano la proposta avanzata dalla Commissione Ue per escludere dal campo di applicazione della direttiva "atti compiuti da un utilizzatore privato per fini personali e non di lucro".

In sostanza, non rischiano fino a quattro anni di carcere e sanzioni da 100 mila a 300 mila euro i singoli che scaricano qualcosa da internet, perché l'obiettivo è colpire la contraffazione su larga scala e il crimine organizzato, ovvero - come prevede la norma - "qualsiasi violazione intenzionale del diritto di proprietà intellettuale commessa su scala commerciale, la complicità e l'istigazione".

La parola ora passa al Consiglio dove già si prevedono le resistenze di Paesi, come la Gran Bretagna, tradizionalmente ostili a modifiche del codice penale attraverso una normativa europea.

Clicca qui per l'articolo integrale
Alessio

martedì, aprile 10, 2007

Piero Marietti: Ipse dixit

Dopo le "zichicche" del famoso scienziato Antonio Zichichi, abbiamo pensato: perchè non raccogliere le "mariettate" del leggendario prof. di Elettronica II Piero Marietti!?!
Sperando che abbiano lo stesso successo, eccovele raccolte con maestria e abilità certosina in questo post: che Marietti ci perdoni!



Marietti: Ipse dixit

  • Se c’è un’antenna è una radio
  • Se c’è una parte trasmittente e una ricevente è un Walkie Talkie
  • Se ci sono le scatole è un marketing ( gli si può chiedere solo il costo)
  • P.A. non è pubblica amministrazione ma power amplifier
  • Quando l’accelerazione si fotte scoppia l’airbag
  • Al petrolio l’energia gliela danno i soldi, le guerre…!
  • Se va bene è colpa tua che stai sporcando
  • Il segnale viene sconvolto e masticato dall’elaboratore
  • Studia un po’ di grammatica inglese in più
  • 30, sto dicendo un numero a pera…
  • La domanda fondamentale è : ” Cosa devo fare?
  • L’accoppiamento di solito non funziona
  • Se sporchi sei uno sbrasone!
  • Se mando troppa potenza creo una stufa ed un altoparlante che poveraccio continua a funzionare
  • Se 2 segnali non si impicciano li posso trasmettere
  • Se non funziona una cosa elettronica è colpa dell’alimentazione
  • La matematica è un po’ scorbutica. Se tu le sei fedele lei ti è fedele; se tu sgarri lei ti caccia via
  • Corollario: La matematica è femmina.
  • Quando scrivete s = jω raggiungete l’orgasmo
  • Quando ci stanno le δ succedono cose turche
  • La n ha contenuti frequenziali che rimangono nella strozza
  • Il formalismo può appecorarsi lungo una sola direzione
  • Quando si tappa un buco se ne apre sempre uno più grosso
  • Usando la matematica come una zappa sei un “ terminator
  • Nei baretti danno consigli sbagliati
  • Acchiappo un asino, lo faccio girare, muove un magnete e anche l’asino crea elettricità
  • Per fare un trasformatore acchiappo un rocchetto della carta igienica e ci faccio 2 avvolgimenti
  • Prendo invece un bel pezzaccio di ferro…
  • Gli avvolgimenti del trasformatore non sono avvolgimenti celestiali
  • I lamierini del trasformatore sono come le sottilette KRAFT con una sfogliatina di isolante tra una e l’altra
  • Il condensatore senza perdite è dell’Arcangelo Gabriele
  • Il condensatore se la fa addosso e un po’ si scarica da solo
  • Il tenente di ALIEN è il tenente “ ONDULATOSO ” ( RIPLEY )
  • Quando vai a tavoletta si bruciano le lampadine
  • Quando il programma è oneroso il microprocessore si mette a pistare
  • Il computer a un certo punto dice : “ Salva tutto e spegni che sto con la lingua per terra ”
  • Dopo un po’ l’alimentatore non è più un bocciolo di rosa giovanissimo ma comincia a invecchiare
  • Le alette per il raffreddamento sulla testata del motorino stanno là non perché fa fico, ma per raffreddare
  • La spina si rompe perché il signor Romolo Persichetti prende il filo e tira via tutto
  • Dato che il mondo è analogico, tu puoi fare tutte le porcate digitali che vuoi, ma poi devi mettere un convertitore analogico
  • La forfora e gli sputazzi sono causa di impurezza per il silicio
  • Se con 10 milioni di transistor non riesci a fare tutto sei un pirla!
  • Quando l’informatico vede un filo gli piglia un accidente. Quello al massimo sa riconoscere il filo del mouse
  • Sei un bauscia!
  • Il transistor non è Maciste, anche lui ha le sue debolezze
  • Polarizzare un BJT con il modello dinamico è come stuzzicarsi i denti con un’automobile
  • Quando me la sono persa questa turbativa dell’ordine pubblico? ( riferito a un generatore di tensione )
  • Che vuol dire che la retta di carico varia poco? 5 euro? 3 cent? Poco è una risposta da avvocato!
  • Scegliere Vbe=0,65 mi fa felice come un rospo alla luna. E poi devo essere consapevole che sto facendo una porcata! Però a volte trasgredire giova..
  • Le scorciatoie sono sempre piene di fango, buche e burroni!
  • “ Allora devo considerare anche la non linearità della discesa degli Unni e poi mi prendo a martellate sulle dita…”
  • Con 20 milioni di euro mi ci compro tutti pescetti di liquirizia e me li magno e a te non ti do una lira!
  • Se telefoni e trovi occupato sei eliminato perché sei un disturbo
  • Il rumore è generato da tutto; pure da un banco di legno
  • "NAIQUIST" o "NIQUST"; "NAIQUIST" se tu vo' fa l'americano, ma quello era svedese!
  • Se quello è un emitter follower addà pe' forza followà!
  • Se devo fare una sottrazione, non posso mica sottrarre le mele dalle pere...
  • Fatta la controreazione comincio ad avere visioni celestiali: angeli o orge... a seconda dei punti di vista (o a seconda dei gusti)
  • Quando va tutto bene, dietro l'angolo c'è sempre un APACHE in agguato
  • ...ma allora sei così bugiardo che manco Jaco o Otello erano così bugiardi!
  • La matematica ti dice il modello che stai usando. Della serie "dimmi con chi vai ti dirò chi sei"
  • Le teorie prese quando non sono più vere fanno le sette sataniche, e voi ne fate parte. Voi prendete i miracoli dall'occulto... dal nero, non dal bianco!
  • Con queste teorie andate avanti come cappuccetto rosso nel bosco
  • I transistor già sono piccoli e se ti metti lontano non vedi più niente. Non è una questione di classifica; non è che più stai in alto e più sei un signore..
  • "Aò! Mica mi ti so sposato che non mi stai a sentì! Mica sei mia moglie! Lei è l'unica autorizzata a non mi sta a sentì!"
  • Quanto vale?... 5/1300... ormai lo sa pure Brontolo
  • "Prof. scusi c'è un fischio che dà fastidio"... "Lo sento anch'io, ma non so da dove viene. Facciamo finta che è virtuale"
  • I poli di controlli stanno dentro casa, quelli di elettronica stanno più lontani
  • L'uscita di questo stadio sta in pizzo al differenziale
  • f non è un cavallo pazzo.. pure lui c'ha la sua banda passante. Ma non era un partitore? E certo... era un partitore quando stavamo nel giardino degli aranci!
  • Inserisco un polo dominante per calmare l'amplificatore.. l'ho drogato, gli ho dato il bromuro..
  • Faccio in modo che i poli non si intruglino
  • La resistenza che scalda la stufetta è una "sleppa" di 'sta portata
  • Un transistor di potenza non lo integro nemmeno se mi metto a piangere in turco
  • ...e qui abbiamo il terzo polo... che Dio perdoni il terzo polo!
  • Sono i 2 transistor finali che danno la birra al carico
  • In un finale di classe AB posso tirare il collo ai transistor
  • Non ci dimentichiamo che l'amplificatore integrato non è un miracolo ma c'ha bisogno dell'alimentazione
  • Un amplificatore ideale ha amplificazione infinita, banda passante infinita, resistenza d'ingresso infinita e se per caso glielo domandate tira fuori pure il genio della lampada. Poi se è miracoloso non ha bisogno nemmeno dell'alimentazione !
  • Non è che esiste la miniera dei transistors,l'albero dei transistors...
  • Tutti vogliono fare i sistemisti perchè si sentono più fichi, ma se non capisci niente, non capisci niente punto e basta
  • Questo qui è un modello della resistenza... come quando Raffaello ha dipinto la Madonna, quello era un modello della Madonna.. ma non della Madonna perchè era fatto bene, ma proprio perchè era della Madonna
p.s.
che Lui ci perdoni!
p.p.s.
ricordatevi di commentare!
p.p.p.s.
chi non commenta è un bauscia!!!

mercoledì, aprile 04, 2007

...TTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTT...

Informiamo i gentili bloglettori che la redazione de Il bruco
sospende le pubblicazioni di postacchioni esagerati (che gli altri blog ci invidiano) per la settimana santa...
Vi consigliamo di non accendere il computer almeno per i prossimi giorni...
Insomma è Pasqua anche per tutti quei milioni di transistors cmos che compongono il vostro microprocessore!!!

...TTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTT...

domenica, aprile 01, 2007

RICORDO DI UNO DI NOI

Scrivo questo post per raccontarvi la mia esperienza vissuta con il Papa Giovanni Paolo II...quando ricordo, ancora mi commuovo.
Era appena passata la Pasqua quando le sue condizioni di vita peggiorarono...non era una novità che il Papa stesse male, se non sbaglio era già da un paio di mesi che si trascinava dei problemi di salute...
Io ho da sempre detto che nel giorno che stesse morendo sarei subito andato a San Pietro a vegliare il suo trapasso a vita eterna...era come un desiderio, quasi un sogno in me...che strani sogni che hai!! mi direte! :) bè che ci posso fare!

Era lunedi...martedi...mercoledi...bo' non ricordo!
Comunque stavamo io ed Alessandra a casa di Roberto al pian terreno, quando la televisione annunciò che il Papa stava male...
Io appena ho sentito questo mi misi a piangere, e mi sentii trasportato in Piazza S. Pietro...io dovevo andarci, se non ci andavo mi sentivo male!
Non è tanto che io ci volessi andare perchè sapevo che sarebbe morto...come facevo a saperlo?
Ma piuttosto sentii come se qualcuno mi volesse lì...ad aspettare la sua morte.

Fatti i bagagli in pochissimo tempo, ritornammo io ed Ale a Roma...mi ricordo che mio padre quasi non voleva che andassimo così di fretta...ma era piu' forte di me! io dovevo andare lì!

Non ricordo piu' nulla...ho una specie di vuoto sul viaggio di ritorno...mi rotrovai in piazza san Pietro, Ale era a scuola, a pochi passi dalla piazza, e mi avrebbe raggiunto appena uscita...

Mi ritrovavo in piazza...poche parole per descriverla, ma tante emozioni...
c'era della gente, soprattutto ragazzi, tanti ragazzi che erano accorsi come a noi, perchè si sentivano di stare lì...tutti avevano uno sguardo un pò perduto...tutti vagavano nella piazza...i canti dei neocatecumeni riempivano l'attesa...le preghiere abbondavano...GIOVANNI PAOLO!...GIOVANNI PAOLO!...urlavano i papa boys...NON mollare Mai...un pò come uno stadio...però ognuno lo sosteneva come poteva...le suore con il rosario in mano, in cerchio a pregare...il misticismo era ai massimi livelli...l'acqua delle fontane continuava a grondare come per scandire il tempo che passava...stare in quella piazza, in quei momenti, penso sia stato unico al mondo...il tempo si era fermato, era piu' reale l'invisibile che il visibile...
Quando entrai in quella piazza tutta l'ansia e la frenesia che avevo cessò...finalmente ero dove volevo, e dove dovevo essere...

Perchè tutto questo attaccamento al Papa? perchè tutti questi giovani erano accorsi da lui?
Era il 2000, il Giubileo.
Io avevo 16 anni, ero pieno di sogni e di volontà. Insieme a molti ragazzi di Roccasecca eravamo accorsi a Tor Vergata, in pieno "deserto" romano per l'incontro della gioventù mondiale organizzata da Giovanni Paolo II...eravamo due milioni!!! altro che woodstock!eheh
Qui la "star" era il Papa! portoghesi, spagnoli, tedeschi e chi piu' ne ha piu' ne metta!...c'erano tutti ragazzi provenienti da ogni nazione del mondo!
Non mi dilungo troppo, visto che questa è un'altra storia...
Stavo sotto il palco ...sotto si fa per dire...diciamo un centinaio di metri...il palco sembrava un grande altare, come una zigurat o una piramide...ed al centro c'era il Papa, che scherzava con tutti noi...eheh ma sul serio! ci faceva ridere!
Quando parlò, una frase riempi di gioia il mio cuore...disse:
...vi dico: Vedo in Voi le Sentinelle del mattino in quest' alba del terzo millennio... Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame...voi difenderete la vita in ogni momento, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa Terra sempre piu' abitabile per tutti.
A noi ragazzi!?! Noi eravamo le sentinelle che stavano lì a vegliare, l'arrivo del nuovo millennio...noi! mica i politici o i potenti della terra avevano l'onore di aspettare quest' alba, che avrebbe dato inizio ad una nuova era, ad una nuova storia, sicuramente di pace e gioia (se fosse dipeso da noi giovani).
Quelle parole insieme a queste: parafrasando un'espressione di Santa Caterina da Siena, vi dico: "Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!"
E per fuoco lui intendeva un fuoco santo, non un fuoco distruttore... quel fuoco che viene dall'Alto e che ogni giovane ha dentro, quel fuoco che ci farebbe morire per un ideale...solo che a volte lo teniamo chiuso dentro una campana e lo mettiamo da parte...e rischia di spegnersi.

Insomma le sue parole avevano messo del fuoco vivo in tutti noi giovani...alla fine della giornata eravamo tutti diventati santi a dir poco! eravamo in grado di fare una rivoluzione di pace in tutto il mondo!

E' per questo, penso, che io, alessandra e tutti gli altri ragazzi eravamo lì a vegliare con il corpo e con lo spirito la morte del Papa dei giovani, siccome molto diede lui a noi, ed era giunta la triste ora di contraccambiare.

Le lacrime scendevano ogni volta che si ripensava a quelle parole, ed ogni volta che tutti Lo incitavano a non mollare e a restare con noi,ed ogni volta che le chitarre dei neocatecumeni attorno all' obelisco al centro della piazza intonavano "O Morte, dov'è la tua Vittoria?" prendendosi gioco e sbeffeggiando la morte...
...
...
...
I giornalisti ed i cameraman cercavano di catturare questi momenti, credendo chissà che cosa...e nessuno se li filava.
Questo movimento spontaneo di noi giovani faceva rimanere sbigottiti gli adulti...

La piazza...le fontane...persino l'obelisco toccando il cielo con la punta sembrava pregare Il Cielo per accogliere Giovanni Paolo II nella Gloria del Padre.
Ansia, speranza, pianto e gioia si alternavano in noi portandoci anche in uno stato confusionale...
La sua morte fu annunciata alle 8.35...
...lacrime e lacrime...
I nostri pianti furono interrotti solamente da una notizia letta poco dopo...
Il Papa prima di morire, durante la sua agonia ha trovato la forza di dire delle parole che rimarranno scolpite per sempre in me ed ale, ed in tutti i giovani che erano lì:
"Vi ho cercato.Adesso voi siete venuti da me...e vi ringrazio"

Oggi rispondo: Grazie a te, per tutti gli insegnamenti e per tutto l'amore che hai dato a noi giovani...Persino con il tuo silenzio prima di morire e nell'ora del tuo passaggio nel Regno dei Cieli tu ci hai donato quel Fuoco che custodiremo per sempre in noi.
Simone

lunedì, marzo 26, 2007

La musica è
la colonna sonora della vita

Questo post ha come unico scopo la raccolta delle vostre esperienze con la musica...da 0 anni fino ad oggi!

Basta scriverlo nei commenti...
Siate lunghi! non c'è problema.
Vediamo cosa esce fuori!


Simone

sabato, marzo 24, 2007

Una piccola brillante commedia

Si chiude con questo post, la prima parte della sezione dedicata al cinema.

Sono orgoglioso di dire che noi de Il bruco abbiamo visto questo film insieme, in uno dei cinema più popolari di Roma. E lo abbiamo apprezzato unanimemente.
E’, infatti, una delle più belle commedie che ci sia capitato di vedere in questi ultimi tempi, anzi nell’ultima stagione. Il titolo è “Little miss sunshine”.
In america è stato il caso cinematografico dell’estate: uscito a fine luglio su otto schermi, si è ritrovato, un mese dopo in millecinquecento. Costato otto milioni di dollari, ne ha incassati più di cinque volte tanto: 42 milioni solo in patria; ha accumulato premi ai festival di Deauville, al Sundance, a Edimburgo e a Locarno.

La commedia è graffiante e amara, on the road, su una famiglia fallimentare che a bordo di un vecchio pulmino Volkswagen tenta di traghettare la più piccola, una ragazzina grassoccia e miope (Abigail Breslin), verso la realizzazione di un sogno: partecipare al concorso di bellezza per bambine Little miss sunshine. Rinchiusi in un pulmino scassato per un tragitto lungo settecento miglia, tra il caldo e la polvere della California, la madre divorziata (Tony Collette), il nuovo compagno motivatore aziendale fallito (Greg Kinnear), il nonno sboccato ed eroinomane (Alan Arkin), lo zio gay fresco di suicidio (Steve Carrell) e l’adolescente ribelle votato al silenzio (Paul Dano) si confrontano in un linguaggio crudo e realistico, in un tragitto esistenziale che li porta a ribaltare il sistema di valori basato sul successo a tutti i costi.
I registi sono Jonathan Dayton e Valerie Faris, marito e moglie nella vita. La coppia, che è al primo lungometraggio per il cinema, nel curriculum vanta spot di grande successo, viedoclip musicali e documentari su gruppi come Smashing Pumpkins, Rem, Red hot chili peppers, Oasis e Ramones.

La scena clou è sicuramente quella finale (dove i registi hanno concentrato il messaggio morale della pellicola), quando tutto si ribalta, la famiglia sale sul palco e fugge dalla perfezione plastificata dei concorsi tv, dalla omologazione delle bambine-adulte sorridenti e truccate, dal cinismo delle madri menager, dimostrando così la loro vittoria.

Speriamo di riuscire a proiettarlo al cineforum… uno di quei film in cui si ride e ci si commuove imparando qualcosa.

Alessio

mercoledì, marzo 21, 2007

L’incanto di una donna

E’ una delle attrici, più belle, affascinanti, brave e dall’eleganza innata che io abbia mai visto e il cinema mai conosciuto.
E’ uscito nelle librerie da poco un libro a lei dedicato: “Audrey Hepburn. L’incanto di una donna” di Donald Spoto, edito Frassinelli.

L’attrice visse un’infanzia sfortunata. Il padre, Joseph Ruston, un inglese elegante e indolente che non riuscì mai a conservare un lavoro per più di un mese, abbandonò la miglie, la sofisticata Ella van Heemstra d’Olanda, sposata per interesse: era il 1935 e Audrey Hepburn aveva 6 anni, trascorsi a reclamare l’amore dell’arido papà e le tenerezze della mamma, troppo rigidamente aristocratica per manifestare affetto. Il distacco dal padre fu “l’episodio più traumatico della mia vita”, dichiarerà la Hepburn (che poi sceglierà il cognome della nonna materna), “ e in seguito ho vissuto con la paura costante di essere lasciata”.
L’attrice è educata nella solitudine di un collegi inglese, fino allo scoppio della guerra. Con la madre, dapprima simpatizzante della causa nazista poi passata con la Resistenza, si dedica non solo a collaborare con i partigiani ma anche ad assistere i malati ad Amsterdam. Dirà l’attrice: “Nel ’44 avevamo da mangiare solo bulbi di tulipani”. Ma Audrey crolla, nella prima di una serie di depressioni che la colpiranno tutta la vita.
Così la madre inizia ad accettare qualsiasi lavoro per realizzare il sogno della figlia, diventare prima ballerina; arte che la Hepburn studia da quando era bambina. Scoprirà di essere troppo alta per svettare come ballerina; farà quindi la comparsa in qualche film e la modella per la pubblicità: il suo sorriso e il modo di sbattere le palpebre incomincia ad incantare.
Tra il ’50 e il ’51 è in sette film; poi è ingaggiata dalla scrittrice francese Colette per il suo romanzo “Gigi” da interpretare a Broadway e anche da William Wyler che la scrittura per “Vacanze Romane” con Gregory Peck: il film le farà vincere l’Oscar.
Quindi la sua vita privata: tanti storie d’amore, sfortunate purtroppo; e il desiderio di avere tanti figli. Poi i due matrimoni infelici.
L’insicurezza, la sensazione di non essere mai all’altezza, accompagna Audrey tutta la vita. Né l’adorazione del pubblico né i compensi da capogiro (un milione di dollari degli anni ’60 per My fair lady) diradano la malinconia, che troppo spesso diventa depressione. E la sua voglia di fumare senza sosta. Muore di cancro nel ’93, dopo aver abbandonato da anni il cinema. Prima per fare la mamma a tempo pieno, poi per dedicarsi anima e corpo all’Unicef, ai bambini affamati, come lei durante la guerra (di recente il vestito da lei indossato nella prima scena di Colazione da Tiffany, creato da Givenchy, è stato battuto all'asta per 807.000 dollari: la somma è stata devoluta all’Unicef per la costruzione di scuole in India).

Ho deliberatamente attinto ad un articolo di Antonella Barina apparso sul Venerdì molto tempo fa.Solo due film che ho visto posso consigliarvi: uno è Vacanze Romane (nell'immagine una scena del film con Gregory Peck), straordinario e molto commovente (fa da sfondo una bellissima Roma del dopoguerra); l’altro è Colazione da Tiffany, tratto dall’omonimo romanzo di Truman Capote. Se potete e volete, scaricate Moon River la canzone che la Hepburn canta nostalgicamente nel film… un’indescrivibile meraviglia!

Alessio

lunedì, marzo 19, 2007

Chaplin… le opinioni di un vagabondo


Conscio della mia limitatezza nella conoscenza del Cinema (e ahimè non solo), mi avvalgo di un articolo tratta da Il venerdì di Repubblica che presenta questo libro, con la prefazione di Dario Fo: “Opinioni di un vagabondo: mezzo secolo di interviste”… il personaggio di cui si parla è Charlie Chaplin (o Charles Spencer Chaplin), nato nel 1889 e morto nel 1977.

La sua filmografia è sterminata e penso che tutti avremo visto qualche scena dei suoi film o sketch più famosi in Tv. Quelli che ho visto e chi mi sento di consigliare sono: Il grande dittatore (forse il più conosciuto; celebre la scena di Chaplin che gioca con il mondo), Il monello, Tempi moderni, Luci della città, La febbre dell’oro e Luci della ribalta. Interessante sarebbe anche leggere la sua biografia.
In Luci della città, c'è una scena che Ingrao ha definito una delle più belle della storia del cinema; credo che il suo giudizio sia condivisibile. Non voglio rovinarvi la sorpresa nè descriverla: provate a vedere l'intervista nel programma di Fazio, Che tempo che fa, al compagno Ingrao... oppure guardate il film, capirete immediatamente di quale scena si parli.
Ne Il grande dittatore, oltre la già citata scena, ce n'è un'altra che va evidenziata; potete vederla anche su youtube.com. E' definito il Discorso all'umanità, ed è la sequenza in cui Chaplin parla alla nazione...
In Luci della ribalta Chaplin recita insieme ad un altro grande attore del cinema muto, Buster Keaton. Entrambi invecchiati, mostrano la sorte degli attori del muto nell'era del sonoro (destino che non toccò Chaplin, ma che "rovinò" Keaton).

Dall'articolo: “Chaplin aveva il vezzo di ritenersi personaggio piuttosto deludente e dotato di scarso interesse. ‘Anche se non sono un pessimista e un misantropo, ci sono giorni in cui il contatto con qualsiasi essere umano mi fa sentire male fisicamente. In quei periodi sono oppresso da ciò che i romantici definivano “stanchezza del mondo”, mi sento un completo estraneo nei confronti della vita. Come se avessi sbagliato pianeta ’”. Dario Fo nota nell’introduzione che insistendo su tematiche come la poesia, la malinconia, il romanticismo si è finito col tacere della rabbia di Chaplin, sentimento che nasce dall’esperienza della sua vita: cresciuto negli slum londinesi, da genitori piuttosto poveri. Vita che trova il suo sfogo nei film e nelle comiche: “non c’è sequenza che non parli dello sgomento di fronte a un trauma antropologico che ormai giace sepolto nel nostro Dna: lo shock della civiltà automatica, della vita organizzata dove il lavoro è tutto e tutto è lavoro, dell’irruzione delle masse e delle megalopoli, indecenti, ma dove tocca campare, amare, provare a restare decenti. Come Charlot”. Nonostante il sonoro che non fece la sua rovina, ma che Chaplin seppe utilizzare con ingegno e originalità, dapprima soltanto con suoni e rumori, poi anche con la voce, “continuò a cantarle a un mondo che peggiorava a vista d’occhio” riconoscendo che “il meglio l’aveva dato nel muto: ‘Sapevo che col sonoro avrei perso molta della mia eloquenza’”.

A tarda età, “il cinema non parlava più la sua lingua rarefatta, ideogrammatica, del bianco e nero e del muto. Strombazzava sempre più le emozioni invece di suggerirle”. Dice Chaplin: “preferisco l’ombra di un treno che passa su un viso piuttosto che un’intera stazione ferroviaria”; e ancora, la sua sequenza ideale: “La scena che avrei sempre voluto girare: un uomo e una donna che hanno vissuto molto tempo insieme e poi si separano. Tempo dopo si incontrano in un ristorante, entrambi con un nuovo partner. Si dicono soltanto: “Ciao, come stai?”. Un cenno del capo, e passano oltre. Un legame così stretto, e poi quel terribile distaccarsi”. Dissolvenza.

Provate a vedere qualche suo film, uno qualsiasi. Tornate con la mente agli anni '20-'30; pensate cosa volesse significare allora comicità. Vi renderete conto delle novità che Chaplin, come Keaton e i fratelli Marx, portarono per la prima volta su pellicola: semplice, ma immortale, umorismo.

Alessio

mercoledì, marzo 14, 2007

Tra Ghezzi e Vigo: L'atalante
Si apre con questo post una nuova rubrica, che sarà seguita da un’altra a breve e poi da un’altra ancora a primavera iniziata. Si parlerà di storie, di Storia, di personaggi noti o meno noti: generali, registi, attori, uomini diventati eroi , qualche volta anche per sbaglio.

Inizio col parlare di cinema, con molta umiltà e consapevole del fatto di essere nient’altro che un dilettante, partendo dal lontano 1934 quando un giovane regista francese 29enne girò uno dei più bei film mai realizzati e che io abbia mai visto: L’atalante. Il regista si chiamava Jean Vigo.

Sicuramente molti di voi avranno visto scene di questo film, con il sottofondo musicale di “Because the night” di Patti Smith, su Rai Tre, sigla che introduce l’uomo in canottiera bianca che parla con la voce fuori sincrono, Enrico Ghezzi (l’inventore di Blob e di Fuori Orario, il programma in questione).
Le scene della sigla sono queste: una donna (Dita Parlo) che ruota nell’acqua come se danzasse e che poi sorride divertita; e l’uomo (Jean Dasté) che faticosamente risale con una corda la chiglia di una nave… poco altro. Non svelo il motivo di quella danza, né il perché dell’affascinante sorriso, spero potrete vederlo o anche solo intuirlo.
La trama del film è semplice, come semplici sono “la logica imperfetta della poesia e il fascino della bellezza pura”: due giovani sposini che vivono su un’imbarcazione, lei si annoia e fugge in città; lui cade in depressione e abbandona la nave. A mettere le cose a posto tra i due ci penserà Padre Jules, nella vita Michel Simon.

Secondo e ultimo film di Vigo, affetto da tubercolosi già durante le riprese. Ai botteghini sarà un fiasco, come il suo film precedente Zero in condotta. Tradite anche le intenzioni dell’autore: il film sarà ritoccato nel contenuto e col titolo modificato.
Si dovrà aspettare il 1940 perché veda la luce il vero Atalante come Vigo lo aveva immaginato.
Spero tanto che questo film possa essere aggiunto alla programmazione prossima del cineforum roccaseccano.
Qualora foste interessati a vederlo, mandatemi una email o scrivetelo nei commenti; cercherò di accontentarvi.

Alessio

mercoledì, marzo 07, 2007

Estetica del vuoto
Il vuoto nel CHANOYU
(cerimonia del Tè)

Questo argomento mi affascina e mi ha colpito molto, ed è per questo che ve ne parlo.
Credo sia una tradizione molto poetica e anche rilassante, sarebbe una cosa buona inserirla anche nella nostra società così frenetica.
Passando alla cerimonia del tè vorrei cominciare dire come e dove viene vissuta:
Il luogo in cui si celebra questa cerimonia è il “Sukiya” che significa dimora del vuoto o anche chiamata stanza del tè.
Per arrivare alla stanza ci sono dei rituali da compiere, ad esempio ci si arriva attraversando il “Roji” il giardino davanti la stanza, il quale si deve attraversare camminando su delle pietre distanti tra di loro e questa è la prima cosa che fa cambiare i consueti modi di percepire il movimento ed è grazie all’atmosfera del silenzio surreale e rispettoso che viene a crearsi.

Dopo aver passato il giardino si attende sotto ad un portico e lì la percezione del vuoto si comincia a farsi sentire di più; quell’attesa è come un modo per poter lasciare tutti i pensieri al di fuori di noi stessi e di continuare un cammino di purificazione.
A questo punto ci si sciacqua la bocca con dell’acqua per prepararsi ad una degustazione dei tè.
Entrando nella stanza del tè ci si deve rannicchiare perché l’ingresso somiglia più ad una finestra che ad una porta, ed anche questo ha un valore simbolico perché bisogna essere liberi mentalmente e non pensare all’onore.
Entrando si sta in una stanza allestita con semplicità, priva di qualsiasi cosa frivola e superflua, si può dire che, chi regna è il vuoto.
Nella cerimonia del tè c’è una tendenza nello sfumare i colori e comunque alla ricerca del colore originale, che è “nessun colore”.
Infatti negli interni gli unici colori percepibili sono le linee degli elementi architettonici e la trave verticale che delimita lo spazio tra la sukiya e un vano, il quale attaccato al muro ha un rotolo con una pittura.

L’assenza di colore e di mobili è per non far distrarre mentalmente e visivamente l’ospite.
Non bisogna soffermarsi all’aspetto della stanza, ma sollecitando la mente ad abituarsi ai pieni e vuoti di questa disposizione si arriva ad un punto che non è più una cosa da vedere ma è un modello da diventare; dunque quando non si è più distratti e la mente è vuota il modello diventa una parte di se e uno stile nello spazio della mente.
Così si conclude una prima fase piuttosto complicata da poter eseguire correttamente infatti bisogna essere molto equilibrati per poter riuscire a farcela.
Io credo che nella nostra cultura non sarebbe concepibile un concetto così di valore spirituale.

Ora si passa alla seconda fase, la cerimonia del tè vera e propria, infatti fin ora tutto ciò era solo una preparazione mentale al vuoto.
Il vuoto in cui si trova la cerimonia è interrotto solo dal rumore dell’acqua che bolle in un bricco di ferro contenente dei pezzetti di ferro i quali muovendosi con l’acqua in ebollizione, provocano dei suoni che possono ricordare ad esempio l’eco di una cascata, un temporale attraverso una foresta di bambù.

L’ importante è che il protagonista sia sempre il vuoto, interrotto solo da alcuni pieni sonori, quindi solo quando la mente è libera da ogni condizionamento sensibile si realizza la condizione reale cioè ogni fenomeno esterno può essere accolto nell’interiorità personale.
A questo punto il maestro con l’allievo eseguono dei movimenti (travasare l’acqua, miscelarla con delle foglie di tè e versare il tè) molto lenti e precisi; logicamente la gestualità del maestro è più naturale siccome non c’è più differenza tra se e il suo gesto e quindi diventano un tuttuno, proprio perché il maestro è in grado di svuotare la mente in modo da incorporare il gesto e renderlo fluido e non più teso. (logicamente l’argomento è molto piu’ ampio ma per non allungarmi troppo finisco…)

In conclusione vorrei fare un riferimento al tema del vuoto ricollegandolo alla nostra società, in particolar modo vorrei fare un accenno ad una recente canzone di Franco Battiato: “Il Vuoto”.
Il testo dice:

“tempo non c’è tempo sempre più in affanno sembra il nostro tempo…vuoto di senso, senso di vuoto…un mare di gente nel vuoto… tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei…danni fisici psicologici, collera, paura e stress, sindrome da traffico, ansia e stati emotivi, primordiali malesseri, pericoli imminenti…”
Il vuoto qui è visto come un malessere sociale una sindrome negativa che affligge la nostra società frenetica e stressata…
L’esempio più lampante si può notare nelle nostre metro: gente schiva, con lo sguardo assente nel VUOTO

Alessandra

mercoledì, febbraio 28, 2007

"E Dio disse: stringhe vibrate!...e l'universo fu!"
La Teoria delle Stringhe
Il Modello Standard della fisica delle particelle è una teoria che spiega l’universo a partire dai suoi componenti di base, le particelle elementari.
Questo modello si basa sull’esistenza di ben 25 particelle le quali si dividono in fermioni, cioè le particelle che costituiscono la materia(elettrone,neutrino elettronico, quark ecc…) e bosoni ovvero le particelle che trasportano le forze (forza nucleare forte,nucleare debole, elettromagnetica e gravitazionale).

Purtroppo questo modello non costituisce una teoria definitiva; infatti le particelle elementari descritte nel modello, potrebbero non essere elementari: un esempio per capire questo concetto è l’atomo, che all’inizio del 1900 si credeva indivisibile…poi si scoprì che esso era composto da elettroni, protoni e neutroni e che queste due ultime particelle a loro volta sono formate da altre più piccole: i quark.

Dunque si tratta di una teoria di “transizione” verso un’altra più generale, che ha il compito di spiegare l’universo a partire dai suoi più piccoli mattoni.
Il sogno di tutti i fisici è appunto spiegare l’universo intero con una formula in grado di descrivere e di legare la materia con le 4 forze fondamentali!...Una sorta di “Teoria del TUTTO”!
Una teoria molto appoggiata dai fisici teorici è la “Teoria delle Stringhe”.

Vediamo cosa dice questa interessante teoria:
Tutto l’universo, o meglio tutto quello che esiste, è generato da una miriade di cordicelle infinitesime che vibrano: le stringhe.

A differenza della visione tradizionale, nella teoria delle stringhe i mattoni della materia non sono particelle puntiformi ( come i protoni,elettroni, quark…) ma filamenti minuscoli, sottilissimi e in perenne oscillazione chiamati appunto “Stringhe” o “corde”.
Queste corde con gli estremi liberi oppure a forma di anelli chiusi, sono lunghi 10°-34 metri ( cioè un miliardesimo di un miliardesimo di miliardesimo di metro!) dunque miliardi di miliardi di volte più piccoli di un atomo!

Con le loro vibrazioni si crea sia la materia e sia le forze!
Proprio come una corda di violino può produrre note diverse, così le particelle sono la manifestazione dei vari modi in cui vibrano le stringhe!!!

Questo vale non solo per le particelle che formano la materia ( i fermioni) ma anche per i bosoni cioè le particelle che trasmettono le forze principali.
Ma non è finita qui! Il meglio ancora deve essere detto:
Lo spazio non ha solo 4 dimensioni (larghezza,profondità, altezza e tempo) che comunemente percepiamo, ma ne possiede ben 10!!!
Queste 6 aggiuntive sono però estremamente piccole e meno evidenti delle altre!

Per esempio:
un sottile filo di lana visto da lontano ci appare ad una sola dimensione, siccome notiamo solamente la sua lunghezza…ma se ci avviciniamo e lo guardiamo attentamente vedremo che ha un certo spessore…è tridimensionale!
Allo stesso modo, le 6 dimensioni extra sono osservabili solo su scale piccolissime che finora gli strumenti odierni non sono riusciti a vedere!

Insomma se fosse vera questa teoria e se venisse verificata, si aprirebbe la porta per una nuova era della fisica, una sorta di “rivoluzione” teorica di gran lunga superiore a quella fatta dalla relatività di Einstein e dalla fisica quantistica!!!

Ma non è finita qui: secondo l’ultima evoluzione della teoria delle stringhe, lo spazio avente 10 dimensioni è “popolato” da membrane vibranti, dette “brane” che a loro volta sono popolate da stringhe che non possono uscire dalla brana di appartenenza…il nostro universo sarebbe così una brana tridimensionale che fluttua in uno spazio a 10 dimensioni!
Poiché luce e materia restano chiuse all’interno di questa brana, noi non possiamo vedere o percepire le altre dimensioni aggiuntive .Tuttavia i gravitoni, le particelle che trasportano la forza di gravità, hanno la capacità di sfuggire dalla brana: dunque la forza di gravità si propaga nello spazio multidimensionale collegando tra loro diverse brane!

Dunque basta parlare di “UNIVERSO”!!! …si dovrebbe parlare di “MEGAVERSO”!!! ovviamente se tutto ciò corrispondesse alla realtà.

Insomma, speriamo di essere fortunati abbastanza per vedere i primi risultati positivi per questa teoria…per fortuna proprio nel 2007 a Ginevra l’LHC, l’ acceleratore di particelle più potente al mondo ci potrà dare prova di tutto ciò!

Non mi rimare che dire: “Chi vivrà, vedrà” e “Buona vibrazione a tutti!”

ispirato dalle parole del Prof. Zichichi

Simone
p.s.
L'immagine sopra, è lo spazio di Calabi Yau e sembra possa essere l'elemento base per"la forma" del multiverso...o meglio in ogni punto dello spazio che ci circonda dovrebbero esser presenti questi "gomitoli"(vedi immagine qui). Per saperne di piu' clicca qui